Dopo il vertice informale che si è tenuto a Parigi sull'Ucraina, viene da chiedersi se chi vi ha partecipato - i rappresentanti di alcuni dei Paesi che si affacciano sul confine russo non erano presenti - abbia o meno concordato una linea d'azione comune in risposta all'iniziativa trumpiana che intende chiudere il conflitto costringendo Kiev ad accettare che il Donbass e la striscia meridionale del suo territorio fino alla foce del Dnipro finiscano per far parte della Russia.

Il fatto che alla fine dei colloqui non sia stato prodotto uno straccio di nota che riassumesse quella che dovrà essere la linea dell'Europa, al di là di cosa decideranno russi e americani a Riad, fa credere che Francia, Italia, Regno Unito, Germania, Spagna, Polonia non abbiano le idee chiare su cosa fare, tanto meno von der Leyen e Costa... mentre il segretario generale della NATO non è chiaro quale ruolo dovesse avere al tavolo.

In fondo, la situazione dell'Europa l'ha fotografata al meglio l'Ungheria, nazione tanto cara ai (post) camerati al governo in Italia, il cui  ministro degli Esteri, Peter Szijjarto, durante la sua visita in Kazakistan ha dichiarato (fonte Tass):

"I partecipanti al vertice d’emergenza europeo sull’Ucraina che si terrà oggi a Parigi faranno tutto il possibile per impedire una risoluzione pacifica del conflitto. Oggi Parigi ospiterà una riunione di coloro che negli ultimi tre anni hanno costantemente alimentato il fuoco della guerra in Ucraina. Questi Paesi sono a favore della guerra, hanno sostenuto la strategia sbagliata delle sanzioni in Europa. Questi Stati hanno costantemente inasprito il conflitto".

Viste le modalità con cui l'Ue è costretta a prendere le decisioni, con posizioni come quella ungherese, che non è sicuramente isolata, difficile poter pensare a qualche iniziativa concreta che possa almeno indirizzare i colloqui che prenderanno il via domani a Riad.

In ogni caso Volodymyr Zelensky, che a tali colloqui non parteciperà, parlando ai giornalisti dagli Emirati Arabi Uniti, ha detto che il non essendo presente l'Ucraina , il vertice in Arabia non potrà produrre alcun risultato:

"L’Ucraina considera qualsiasi negoziato sull’Ucraina senza l’Ucraina come un negoziato senza risultato, e non possiamo riconoscere … alcun accordo su di noi senza di noi. L’Ucraina non può essere vista solo come un semplice fornitore di materie prime".

In ogni caso, l'Europa ha comunque chiaro un concetto, come riassunto dal premier spagnolo Sanchez dopo la fine dell'incontro a Parigi, parlando con la stampa (Meloni come suo solito è fuggita senza rilasciare dichiarazioni):

"Se vogliamo una pace duratura e giusta e pertanto non una falsa chiusura [riferendosi al conflitto in Ucraina] serve una partecipazione attiva ai negoziati dell'Ucraina, che è il Paese aggredito, e anche del progetto politico che si sente minacciato, che è l’Unione europea. La pace in Ucraina e la sicurezza europea sono due facce della stessa medaglia". 

Le parole di Sanchez sono, sotto tutti gli aspetti, assolutamente condivisibili. Quello che però manca è il come si voglia dar corpo ad entrambe le richieste. Il vertice di Parigi avrebbe dovuto chiarirlo, invece, a quanto pare dalle prime dichiarazioni, non è così.