Il "Meccanismo di Montevideo", la riunione di Paesi latino americani ed europei che ieri si è tenuta a Montevideo su iniziativa di Uruguay e Messico, per arrivare ad una proposta di mediazione tra il governo di Nicolás Maduro e l'opposizione guidata da Juan Guaidó, avrebbe già mostrato le prime crepe addirittura tra gli stessi componenti.

Infatti, mentre il Gruppo di Contatto dell'Unione europea guidato dall'Alto rappresentante per gli Affari Esteri, Federica Mogherini, considera la convocazione di nuove elezioni, insieme ad una data che ne fissino lo svolgimento, come elemento essenziale per un accordo, non sembrano però dello stesso avviso gli altri componenti latino americani presenti al tavolo che ritengono che più saranno le condizioni imposte per un dialogo, più difficile sarà la possibilità di ottenere un risultato positivo.

Dal gruppo che fa capo a questa iniziativa, che sembra aver ricevuto l'approvazione di Maduro, è stata esclusa la Russia che oltre all'ovvio disappunto ha denunciato possibili tentativi di "fare pressione sulle legittime autorità di Caracas", allontanando così una possibile soluzione diplomatica alla crisi in atto.

Nel frattempo non si sblocca l'arrivo degli aiuti umanitari in Venezuela, fermi in Colombia al valico della città di Cúcuta e in Brasile al valico nell'area del comune di Paracaima, con medicinali e viveri che non vengono fatti entrare nel Paese perché il presidente Maduro li ritiene uno strumento di "manifestazione politica", una sorta di "travestimento per un intervento militare statunitense in Venezuela".