Carola Rackete voleva solo aiutare i "negri" con cui voleva fare sesso...
La propaganda del ministro dell'Interno Matteo Salvini non ha ritenuto conveniente ricordare che a Lampedusa i suoi fedelissimi e devotissimi sostenitori hanno sottolineato l'arresto della capitana della Sea-Watch 3, Carola Rackete, urlandole contro frasi di questo tipo:
«Zingara», «Venduta», Tossica», «Spero che ti violentino 'sti negri», «A quattro a quattro te lo devono infilare», «Ti piace il ca..o negro», ed altre di questo tenore.
Ma perché stupirci di questa violenza verbale? In fondo è ciò che quel ministro della Repubblica promuove giornalmente, da mesi, sui propri profili social, sponsorizzando notizie che possano istigare all'odio razziale espresso poi dai suoi sostenitori, con frasi simili a quelle sopra riportate, nei commenti a seguire.
Una strategia che ha contribuito a rendere normale, ciò che invece dovrebbe scandalizzare. Quindi, di che stupirsi?
C'è più da stupirsi del fatto che un ministro, pagando decine di migliaia di euro, dia sfogo alla bestialità di chi lo sostiene pretendendo poi di scandalizzarsi e di denunciare chi, con ironia, renda pubbliche tali aberrazioni.
C'è più da stupirsi del fatto che ci sia anche certa stampa che supporti e favorisca tutto questo, facendolo passare come normale, logico e dovuto.
C'è più da stupirsi che nell'Italia del "cambiamento", la razionalità abbia fatto posto all'irrazionalità e tutto abbia una sua spiegazione, anzi una sua giustificazione, purché appartenga però alla parte di campo dove l'aberrazione è lecita, la disumanità è legge, la realtà è un'opinione.
Ma nessuno sembra accorgersene e ancor meno stupirsene.