La legge dell'11 febbraio 1992, n. 157 stabilisce come apertura regolare della caccia la terza domenica di settembre (art. 18 "Specie cacciabili e periodi di attività venatoria"). Concede però come deroga la facoltà alle regioni di modificarne i termini, con avvio della stagione venatoria il 1 settembre per determinate specie in relazione alle situazioni ambientali delle diverse realtà territoriali. Le regioni autorizzano le modifiche previo parere dell’Istituto nazionale per la fauna selvatica (ORA ISPRA).

Quindi, nonostante l'apertura della caccia sia prevista per la terza domenica di settembre - che ne significherebbe la durata per un periodo di 4 mesi e, pertanto, non certo breve - di fatto inizi da settembre, visto che sono ben 14 le Regioni ad aver approvato, per il 2018, la preapertura.


A non aver deciso per la preapertua sono state solo Abruzzo, Liguria, Trentino Alto Adige, Valle d’Aosta, Molise. Per le altre, è stata consentita la possibilità di cacciare alcune specie per un numero limitato di giorni.

Quali sono le specie che possono essere cacciate dal 1 settembre? Gazza, cornacchia grigia e nera, tortora, colombaccio, ghiandaia, merlo, quaglia, alzavola, beccaccino, marzaiola, germano reale, volpe, storno.


Il WWF denuncia la preapertura della caccia, definendola una pratica del tutto illogica, criticata da anni dal mondo scientifico, dannosa per il suo particolare impatto sulle specie oggetto di prelievo e anche sulle altre (che ne saranno indirettamente o direttamente colpite). per le ragioni elencate di seguito:

si apre la caccia in tarda estate, in un momento particolarmente delicato nel ciclo biologico di molte specie e quando molti giovani dell'anno non sono ancora maturi;

si caccia in una situazione di fine estate caratterizzata da scarsità di risorse idriche e trofiche e quando gli uccelli migratori si stanno preparando al grande volo di ritorno al sud, con le conseguenze che ciò ha sulla fauna;

si comincia a sparare quando sul nostro territorio sono presenti ancora molte specie protette migratrici, che possono così essere oggetto di sicuro disturbo e di possibile (purtroppo anche in questo caso in modo pressoché sicuro) anche danno diretto;

in particolare per gli anatidi non sono ancora giunti i contingenti migratori dal nord e quindi il prelievo si concentra sulle poche coppie nidificanti sul nostro territorio. Inoltre, le femmine in buona parte non hanno ancora completato la muta delle penne e hanno difficoltà di volo.


Questo è quanto ha dichiarato il vicepresidente del WWF Italia, Dante Caserta, sulla preapertura annunciata da ben 14 regioni:

«Si tratta di un quadro desolante rispetto al quale dobbiamo ancora una volta registrare che troppi amministratori regionali vogliono semplicemente accontentare la parte più retrograda del mondo venatorio, dimenticando che la fauna è un bene di tutti e che ci sono decine di sentenze della Corte costituzionale che l’hanno riconosciuto quale parte integrante del "valore ambiente", da considerare bene unitario, valore trasversale e primario, diritto fondamentale e inviolabile della persona e patrimonio della comunità per cui è dovere dello Stato e delle Regioni garantirne la protezione.

Quella in difesa della fauna è una battaglia per la quale c’è bisogno dell’aiuto dei cittadini.

Chiediamo a tutti coloro che hanno a cuore la tutela della fauna italiana di aiutarci ad affrontare le spese legali dei ricorsi e a rafforzare l’attività delle Guardie ambientali del WWF che, come ogni anno, saranno impegnate su tutto il territorio italiano per tutelare gli animali.»