Ormai mesi fa, esercito e governo israeliani avevano dichiarato di avere il controllo della zona nord di Gaza. Un controllo che si era poi esteso alla zona centrale della Striscia. Infine, sempre a loro dire, per eliminare la presenza di Hamas dall'enclave palestinese - dopo aver preso il controllo di nord e centro - era impossibile non avviare un'operazione di terra anche a Rafah e dintorni, cioè in un'area di pochi chilometri quadrati dove Israele, a seguito di vari ordini di evacuazione, ha fatto ammassare circa 1,5 milioni di persone.
A seguito di tale intenzione, si sono intensificati i bombardamenti anche in quell'area - che già comunque avvenivano in precedenza - e sono stati emessi i primi ordini di evacuazione in cui si è intimato prima ai residenti dall'area orientale e poi a quelli di alcuni quartieri del centro di spostarsi verso al Mawasi, una zona a ridosso del Mediterraneo, nel centro della Striscia, che è diventata un enorme accampamento di fortuna dove la gente può sopravvivere solo grazie agli aiuti umanitari, la cui distribuzione è tutt'altro che garantita. Inoltre, mezzi blindati israeliani, entrando nel sud dell'anclave, hanno preso il controllo dei valichi d'ingresso del sud di Gaza: Kerem Shalom (con Israele) e Rafah (con l'Egitto).
Dopo aver riassunto il quadro di ciò che è accaduto a Gaza dal 7 ottobre, senza dimenticare che per due terzi è stata praticamente rasa al suolo, oggi l'IDF ha imposto nuovi ordini di evacuazione anche per i residenti del nord della Striscia, iniziando a bombardare Jabalia.
Può avere un senso tutto questo?
In base a successive dichiarazioni del portavoce dell'esercito israeliano, il conflitto a Gaza doveva terminare in pochi mesi, poi entro marzo e, di recente, sembra debba protrarsi per 12 mesi... ma non è chiaro se questi debbano essere considerati complessivamente, comprendendo il 2023 o se debbano essere considerati i aggiunta, il porterebbe la data di fine conflitto al 2025.
E mentre, Israele sta compiendo un genocidio che l'occidente democratico continua a far finta di non vedere - ridicole le dichiarazioni dei leader occidentali (quando vengono fatte) che si limitano a lanciare inviti nei confronti del criminale governo Netanyahu -, vi è anche il rischio che il conflitto si allarghi non solo a est, ma anche a ovest, con gli egiziani che, temendo un'invasione di civili nel Sinai, minacciano Israele.
Un alto funzionario egiziano ha dichiarato all'Associated Press che il Cairo ha presentato proteste formali a Israele, agli Stati Uniti e ai governi europei, affermando che l'operazione a Rafah sta mettendo ad alto rischio il trattato di pace con Israele, alla base, finora, della stabilità regionale.
Già a febbraio, come ha riportato il Wall Street Journal, funzionari egiziani avevano avvertito che il trattato di pace decennale tra Egitto e Israele avrebbe potuto essere sospeso se le truppe delle forze di difesa israeliane fossero entrate a Rafah, o se qualcuno dei rifugiati di Rafah fosse stato costretto a spostarsi nel Sinai.
Nel frattempo, l'Egitto ha posizionato un numero ingente di carri armati vicino al confine con Gaza, dopo averne rinforzato il muro di confine, sia strutturalmente che con mezzi di sorveglianza.
Il Ministero della Sanità della Striscia di Gaza ha dichiarato oggi che l'IDF nelle ultime 24 ore ha commesso 8 nuovi massacri contro famiglie palestinesi, uccidendo 63 persone e ferendone 114 feriti, portando il bilancio dell'aggressione a 35.034 morti e 78.755 feriti dal 7 ottobre.