La memoria (corta) di Salvini che adesso si paragona pure a Silvio Pellico
"Amici, entro domani depositerò le mie memorie difensive in Senato perché rischio un processo e una condanna a 15 ANNI di carcere dopo aver bloccato, da Ministro dell'Interno, uno sbarco di immigrati da una nave.Che i Senatori decidano secondo coscienza se ho difeso l’interesse nazionale oppure no, non ho paura della sinistra e delle sue vendette.Sto studiando vita e opere di Silvio Pellico...!Mi processino e mi incarcerino pure se credono, ho sempre agito a difesa del mio Paese e della sicurezza degli Italiani.E lo rifarei, anzi lo rifarò, mille volte".
Così annunciava ieri, via social, un Matteo Salvini oscillante tra il disperato e il supplichevole, tutt'altro che spavaldo come vorrebbe far credere.
L'avvocata Bongiorno, come nel caso Diciotti, punta nuovamente a dimostrare ai senatori che dovranno votare se mandare o meno a processo Salvini che l'ex ministro, ancora una volta, avrebbe agito nell'interesse dell'Italia, proprio come nel caso Diciotti, col pieno coinvolgimento di Palazzo Chigi e dei ministeri competenti. E nel caso Diciotti il Senato, nel marzo dello scorso anno, negò l'autorizzazione a procedere nei suoi confronti.
Così, nella memoria di circa 30 pagine depositata questa mattina dal senatore leghista alla Giunta delle elezioni e delle immunità parlamentari, Salvini tenta di ripercorrere la stessa strada della volta scorsa, coinvolgendo in presunte responsabilità la Presidenza del Consiglio perché si sarebbe attivata nel contattare i Paesi europei nella redistribuzione dei migranti a bordo della Gregoretti.
A supporto di ciò, nella memoria è stata allegata una mail in cui Palazzo Chigi fa sapere di aver investito della questione Germania, Francia, Portogallo, Lussemburgo e Irlanda.
Naturalmente, Salvini e i suoi avvocati non spiegano perché, come nel caso Diciotti, quei migranti non avrebbero dovuto essere sbarcati e attendere a terra la loro destinazione, invece di essere tenuti in ostaggio su una nave militare. Oltretutto, nel decreto sicurezza bis - che nel caso Diciotti non era ancora stato licenziato - non è indicato il divieto d'accesso ad un porto italiano alle nostre navi militari, come la Gregoretti.
Forse, Salvini e i suoi avvocati devono averlo dimenticato, così come il fatto che la "barzelletta" di aver agito nell'interesse dell'Italia, che lo aveva salvato la volta precedente, era solo un velo pietoso per fornire ai 5 stelle la scusa per votare a suo favore, perché altrimenti avrebbe fatto cadere il governo.