In vista del prossimo G7 che si terrà in Cornovaglia, dall'11 al 13 giugno, questo sabato si sono riuniti i responsabili dell'Economia di Regno Unito, Italia, Canada, Francia, Germania, Giappone, Stati Uniti e Unione Europea che hanno raggiunto un accordo definibile "storico" sulla tassazione delle multinazionali.
Un problema che si è manifestato in tutta la sua dimensione soprattutto in relazione allo sviluppo dell'economia digitale che ha permesso ai colossi delle multinazionali dell'IT di pagare le imposte delle loro attività globali nei Paesi dove la tassazione fosse più conveniente.
Oggi i ministri delle finanze delle principali economie al mondo, riuniti a Londra, hanno deciso di contrastare quanto avvenuto finora con due provvedimenti.
Il primo prevede l'impegno nell'applicare un'aliquota minima di imposizione fiscale sulle società che non sia inferiore al 15%.
Il secondo prevede nuove regole che imporranno di far pagare alle aziende le tasse sui profitti generati nei Paesi in cui vendono i loro prodotti o servizi, e non dove abbiano la sede fiscale.
Il gruppo dei Paesi del G7, inoltre, eserciterà pressioni affinché tale decisione si allarghi ad altri Paesi, a partire a quelli del G20.
Quasi certamente aziende come Amazon e Google non saranno felici di questa svolta, ma non è detto che ciò non riguardi anche altre aziende che negli ultimi tempi hanno trovato più che conveniente "rifugiarsi" in Olanda e/o nel Regno Unito.
Una decisione, quella odierna, che potrebbe aiutare i governi nel ripagare i debiti contratti durante la crisi causata dalla pandemia.