Lo ha fatto presente nel suo intervento la portavoce di JxCat Elsa Artadi: "A tutti quelli che dicono che il movimento indipendentista sta smobilitando, che la gente è stanca... noi gli stiamo dimostrando nuovamente che non è così e che il risultato elettorale del 21 dicembre si tocca con mano, ancora oggi, nelle strade".

E non può non essere così. A dimostrarlo, infatti, le decine di migliaia di persone che domenica a Barcellona hanno riempito i quasi due chilometri dell'avenida Paral·lel de la Ciudad Condal, tra piazza di Spagna e i giardini delle Tres Xemeneies.

Oltre 300mila secondo le autorità, il doppio - addirittura oltre 700mila - secondo le associazioni culturali, i sindacati e i partiti politici che hanno organizzato l'evento Espai Democràcia i Convivència per chiedere la liberazione dei nove ex membri del Governo e del Parlamento catalano - attualmente in carcere con le accuse di ribellione e appropriazione indebita - così come il ritorno degli "esuli".



Al di là del loro numero reale, sono state comunque tantissime le persone accorse a testimoniare la loro solidarietà agli indipendentisti in prigione, colorando con le bandiere della Catalogna le vie di Barcellona e scandendo "os queremos en casa", il leit motiv che ha fatto da colonna sonora alla manifestazione.


I manifestanti hanno chiesto la liberazione del presidente di Òmnium Cultural, Jordi Cuixart, e dell'ex presidente dell'ANC e vice di JxCat, Jordi Sànchez, dell'ex vicepresidente Oriol Junqueras, dell'ex ministro degli Interni Joaquim Forn, degli ex consiglieri Jordi Turull, Raül Romeva, Josep Rull, Dolors Bassa e dell'ex presidente del Parlamento Carme Forcadell.

Ma non hanno dimenticato neppure coloro che hanno trovato rifugio all'estero: Toni Comín, Meritxell Serret, Lluís Puig, Anna Gabriel, Marta Rovira, Clara Ponsatí e Carles Puigdemont.

Una lunga lista di nomi, sempre più imbarazzante e sempre più ingiustificabile per il supposto governo democratico di Mariano Rajoy.


Ad organizzare l'evento, sottolineando la trasversalità della mobilitazione, sono state non solo le associazioni indipendentiste ANC e Ònumni, ma anche i sindacati UGT, CC.OO, insieme a Unió de Pagesos, Associacions Veïnals de Catalunya (CONFAVC), Federació d’Associacions de Pares i Mares de Catalunya (FAPAC), Unió de Federacions Esportives de Catalunya (UFEC), oltre ai partiti, con i rappresentanti di JxCat, PDeCAT, ERC, Demòcrates, CUP.

Tutti hanno condiviso il manifesto di Espai Democràcia i Convivència, letto da Quim Jubert, Natalia Dufresne e Ismael Benedictus, che sancisce la "difesa unitaria delle istituzioni catalane e il diritto dei catalani di decidere il proprio futuro" in base all'esito del risultato elettorale del 21 dicembre.

"I problemi politici devono essere risolti nella sfera politica e attraverso il dialogo e la negoziazione", hanno sottolineato. Per questo, hanno dichiarato: "Chiediamo la libertà di tutti i politici e dei leader imprigionati, così come il ritorno degli esuli".