Ieri, con non poca ironia, Cecilia Strada, che si trova a bordo della Mare Jonio, faceva sapere di essere andata a prua della nave a guardare con il binocolo se per caso stesse arrivando un po' di discontinuità... "ma da qui - aveva detto - non si vede ancora nulla... Noi restiamo in fiduciosa attesa, eh. Siamo sempre qui".

Anche oggi l'attesa di discontinuità prosegue, perché nulla di diverso rispetto a ieri è ancora accaduto, anche se qualcosa, rispetto al passato, è comunque cambiato.

Infatti, stavolta, la Guardia Costiera ha voluto prendere le distanze da qualsiasi suo coinvolgimento nella decisione del Viminale - controfirmata dai ministri dei Trasporti e della Difesa - di vietare l'ingresso in acque italiane alla nave "italiana" Mare Jonio.

La Capitaneria di porto, rispondendo al comandante della Mare Jonio Giovanni Buscema che chiedeva un un porto sicuro, ha infatti dichiarato:

"In riscontro alla richiesta di Place of Safety (POS), pervenuta con l'email a cui si porge riscontro, si rappresenta che la competente Autorità Nazionale, alla quale la predetta richiesta è stata inviata per le valutazioni di competenza, ha comunicato, che: ferma restando l'attualità e l'efficacia del Decreto Interministeriale del 28 agosto, il POS non può essere assegnato".

In tal modo, la Guardia costiera prende le distanze dal diniego di un POS, scaricandone la responsabilità sulla filiera decisionale indicata nelle 39 persone, cui corrispondono altrettanti indirizzi di posta elettronica, destinatari per conoscenza della mail sopra riportata.

A questo punto, quelle persone è molto probabile che finiscano al centro di un'inchiesta che potrebbe forse scaturire autonomamente da parte della Procura di Agrigento, ma che potrebbe essere anche "innescata" da una denuncia penale che potrebbe seguire la diffida alle autorità a commettere ancor ulteriori violazioni di legge, di cui la Mare Jonio sabato ha informato i media.