Se i diversamente non fascisti parlano di Matteotti è per dare appuntamento nelle piazze delle città italiane ai loro sostenitori in occasione di raduni o comizi. Giacomo Matteotti, in quanto socialista e antifascista, per certi politici non esiste. 

Chi sia stato Matteotti lo ha ricordato oggi il presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, in occasione del 97° anniversario del suo assassinio.

«La Repubblica ricorda Giacomo Matteotti, martire della democrazia, nell’anniversario del rapimento e dell’assassinio ad opera di sicari fascisti dopo che, nell’Aula di Montecitorio, denunciò con coraggio le violenze squadriste e i brogli nelle elezioni del 1924.L’ultimo discorso di Matteotti segnò il drammatico epilogo della vita parlamentare, ben presto definitivamente soppressa dal regime.Matteotti era un socialista che non si rassegnava alle fratture ideologiche aperte nel proprio campo. Il suo impegno per i diritti del lavoro e per l’emancipazione del mondo contadino lo spinse, nel Polesine sua terra natale, a una battaglia a viso aperto con il fascismo sin dalle origini. Quando venne ucciso, era pronto anche a rendere pubbliche denunce sulla corruzione di uomini molto vicini a Mussolini. Ma la spietata azione squadrista non gli diede scampo.La Resistenza e la Liberazione, che hanno conquistato libertà e democrazia al Paese, affondano le proprie radici proprio nella testimonianza di personalità come Giacomo Matteotti. I valori che la Costituzione è riuscita a portare nelle nostre vite erano per lui ideali ai quali dedicare ogni impegno ed energia. Questo rende Matteotti un esempio che ancora parla ai giovani, e sprona tutti i cittadini ad avere cura della nostra Repubblica».

Dopo il discorso del 30 maggio 1924, Matteotti il 10 giugno successivo fu aggredito e rapito da alcuni sicari fascisti che lo assassinarono. Il suo cadavere fu ritrovato due mesi più tardi. La sua morte provocò la grave crisi politico-parlamentare culminata nella secessione dell'Aventino  che si concluse con il discorso del 3 gennaio1925 in cui Mussolini si assunse la piena responsabilità dell'uccisione di Giacomo Matteotti. 

«Ma poi, o signori, quali farfalle andiamo a cercare sotto l'arco di Tito? Ebbene, dichiaro qui, al cospetto di questa Assemblea e al cospetto di tutto il popolo italiano, che io assumo, io solo, la responsabilità politica, morale, storica di tutto quanto è avvenuto. Se le frasi più o meno storpiate bastano per impiccare un uomo, fuori il palo e fuori la corda! Se il fascismo non è stato che olio di ricino e manganello, e non invece una passione superba della migliore gioventù italiana, a me la colpa! Se il fascismo è stato un'associazione a delinquere, io sono il capo di questa associazione a delinquere! Se tutte le violenze sono state il risultato di un determinato clima storico, politico e morale, ebbene a me la responsabilità di questo, perché questo clima storico, politico e morale io l'ho creato con una propaganda che va dall'intervento ad oggi.» 

Gli estremisti di destra, che hanno guidato e si propongono in futuro di guidare il Paese (Meloni, Berlusconi, Salvini), con il fascismo, di cui il delitto Matteotti è stato una delle tantissime atrocità commesse, non hanno mai tagliato i ponti, come dimostrano dichiarazioni e alleanze che hanno caratterizzato il loro agire politico. 

Pochissimo tempo fa, la deputata Meloni ha ricordato Almirante come padre della Patria e politico da cui prendere esempio... Almirante non era certo un fascista per caso... lo è stato durante la repubblica di Salò e lo è stato nel dopoguerra, fondando il MSI. 

Dato che questi politici non sanno liberarsi del passato fascista che vedono come riferimento e fonte di ispirazione, è quindi necessario e indispensabile ricordare in ogni occasione agli italiani distratti e privi di memoria che i capipopolo che adesso applaudono, perché si dicono in grado sempre e comunque di risolvere qualsiasi problema,  stanno promettendo di utilizzare il bastone solo nei confronti di coloro da cui non potranno avere nessun danno. Ma quando avranno finito il numero di quelli su cui scaricare i guai dell'Italia, allora, per giustificare le loro mancanze (perché le loro promesse non aiuteranno certo a migliorare le condizioni del Paese), inizieranno a prendersela anche con chi li ha votati. Ma a quel punto sarà troppo tardi per tornare indietro.

Ed è per questo che ancora oggi è necessario celebrare Matteotti e non Almirante.