Prima d’iniziare la presentazione del concetto chiave di Chiesa in Sopoćko, vale la pena di citare un’esperienza, a mio avviso molto significativa, che egli fa da giovane sacerdote e che lo porta a una riflessione illuminante: 

 «Un anno fa, stavo a Janiszki, sulla sponda  di un vasto lago e con uno sguardo di addio lo abbracciavo, pensando al futuro lavoro. Mi sono fermato sulle rive del ruscello, che si riversava dentro il grande lago e mi sono confrontato. Le gocce d’acqua stavano fuoriuscendo dalla profondità incommensurabile, con un iniziale turbinio notevole, poi scomparivano, fondendosi in una massa unica. Il mio lavoro teologico deve scorrere come un ruscello silenzioso per unirsi agli altri e per cercare un’opera grandiosa: il Regno di Dio sulla terra»[1]. 

 Il Nostro rimase senza dubbio impressionato da quest’esperienza, diventata per lui come un’impronta, che ha contribuito a delineare l’idea di Chiesa. In realtà è stata l’immagine base per l’appassionante ricerca futura e per l’instancabile desiderio di scoprire le novità più profonde e durature connesse con il concetto teologico di Chiesa. Nel brano citato, troviamo il profondo senso di appartenenza del Nostro alla Chiesa, l’importanza del suo impegno nella Chiesa e la ricerca del Regno di Dio sulla terra. Il paragone è affascinate perché ogni battezzato, paragonato ad una goccia che non può restare da sola, fa parte di quel “ruscello” che si unisce al “fiume più grande”, come  un opera unica[2]. In un altro testo di Sopoćko, leggiamo: 

 «Il regno visibile di Dio sulla terra è la Chiesa, governata secondo la legge dello Spirito Santo. È un edificio stupendo, esteso tra il cielo e la terra, che unisce in sé due mondi, quello temporale e quell’eterno. Nella casa del Padre mio ci sono tanti posti (Gv 14, 2); disse il Salvatore, intendendo la sua sposa, la Chiesa, che nei suoi vani lascia entrare tutte le genti, nei vari stati, collocandoli secondo i propri meriti ed accontentandoli  tutti. Alcuni, attraversata appena la soglia ed illuminati dal raggio e dalla bellezza del vestibolo, non vogliono più andare avanti. A loro basta la grigia semioscurità per divampare nella gioia del Signore, ancora invisibile, però, già pregustabile. Altri nutrono il desiderio di entrare negli appartamenti. Trovandosi nella luce più grande, di fronte agli ostacoli, li superano a fatica, come formiche. Il Signore misericordioso ne vede gli sforzi e volontariamente apre le porte delle sue grazie e viene verso di loro, in aiuto. Altri infine desiderano entrare in una stanza decorosa, dove il sovrano è seduto sul trono. Essi corrono, come le spose allo sposo. Questi sono dilettissimi, basta che abbiano una veste sponsale adeguata»[3].

 Dal testo citato si evince che la Chiesa è la comunità visibile e invisibile, governata secondo la legge dello Spirito dal vicario di Cristo, successore di san Pietro, nell’unione tra i vescovi, i sacerdoti e i diaconi. L’attuale testo del Catechismo della Chiesa Cattolica lo conferma, dicendo che:

 «La missione di Cristo e dello Spirito Santo si compie nella Chiesa, corpo e tempio di Cristo. Questa missione congiunta associa i seguaci di Cristo alla comunione con il Padre nello Spirito Santo: lo Spirito “prepara” gli uomini. Li previene con la sua grazia per attirarli a Cristo» (CCC 737). 

 La Chiesa nell’idea del Nostro è come una “sposa”, la quale unisce in sé i due mondi, terreno e celeste; “un edificio stupendo” nel quale brilla la luce di Dio; la “casa del Padre” per tutte le genti. In questa “casa” abita lo Sposo, il Signore misericordioso il quale apprezza gli sforzi di tutti coloro che desiderano entrare in questa costruzione contenente “tante stanze”[4]. Infatti, anche nel Catechismo leggiamo:

 «Il Signore stesso si era paragonato alla pietra che i costruttori hanno rigettata, ma che è divenuta la pietra angolare. Sopra quel fondamento la Chiesa è stata costruita dagli Apostoli e da esso riceve stabilità e coesione. Questa costruzione viene chiamata dal Nuovo Testamento in varie maniere: casa di Dio, nella quale abita la sua famiglia, la dimora di Dio nello Spirito, la dimora di Dio con gli uomini (Ap 21,3), e soprattutto tempio santo» (CCC 756). 

 La Chiesa si realizza in tutta la sua pienezza nella società guidata dal Papa e dai vescovi in comunione con Lui (cf. CCC 816). 

Teniamo presente che dopo il concilio Vaticano I, lo sviluppo teologico riguardò essenzialmente l’infallibilità del papa. «Il tema del primato è stato sviluppato autonomamente dagli altri e, come prova storico-apologetica fondamentale, ad esso collegato, fu considerata la vera Ecclesia Christi. Pertanto, dalla consegna delle chiavi  a Pietro e ai suoi successori, deriva l’unità e la stabilità perenne dell’edificio ecclesiale»[5]. «In quasi tutti i manuali, il tema del Primato è l’asse del trattato De Ecclesia. Senza dargli sempre la stessa ampiezza, tutti praticamente gli riconoscono il posto più centrale nella strutturazione del trattato»[6]. Bisogna sottolineare che anche il manuale di Johann Baptist Franzelin, un testo che recupera la prospettiva storico-salvifica, è dedicato nella maggior parte al tema dell’autorità ecclesiale, direttamente istituita da Cristo, mediante l’episcopato monarchico di Pietro e dei suoi successori[7].  Potremo dire che «con lui si muove l’intera scuola romana, recependo le indicazioni del Concilio e dando vita a un’ecclesiologia gerarchica e clericale»[8]. Essa «polarizza la distinzione gerarchia-laicato in una dipendenza di quest’ultimo rispetto alla prima»[9].  In altre parole, «il corpo ecclesiale si muove come una massa compatta e ciascuno si sente unito alle altre membra, mediante la guida del capo visibile»[10]. Ecco perché «la prassi ecclesiale è viva e strutturata, coinvolge tutti, s’impianta facilmente in ogni contesto socioculturale, ma dipende totalmente dalle istanze autoritative che sono poste al vertice»[11]. 

Sopoćko, avendo una buona conoscenza della “scuola romana”, procede nello studio e compie un passo coraggioso più in avanti. Scopre il volto della Chiesa più vicino ai peccatori, agli indifferenti, agli abbandonati e ai trascurati, si concentra sulla pienezza della salvezza che sgorga dalla sorgente inesauribile di grazia e di misericordia, sulla “porta d’oro” (il cosato aperto di Cristo) e pertanto sull’origine stessa della Chiesa. 

Don Gregorio - ks. prof. Grzegorz Stanislaw Lydek

  

[1] Dz., q. I, p. 1 [traduzione nostra dall’originale polacco].

[2] Cf. M. Sopoćko, Quam magnificata sunt opera tua (...), in “Wiadomości Archidiecezjalne Wileńskie” 7(1931), p. 100.
[3] M. Sopoćko, La vita religiosa, p. 2.
[4] Cf. M. Sopoćko, Poznajmy Boga w Jego  Miłosierdziu, p. 116.
[5] G. Ziviani - V. Maraldi, Ecclesiologia, p. 291.
[6] A. Antón, Lo sviluppo della dottrina sulla Chiesa nella teologia dal Vaticano I al Vaticano II, in L’ecclesiologia dal Vaticano I al Vaticano II, Queriniana, Brescia 1973, p. 53.
[7] Cf. J. B. Franzelin, Theses de Ecclesia Christi, s.e., Romae 1887.
[8] G. Ziviani - V. Maraldi, Ecclesiologia, p. 291.
[9] Ibidem.
[10] Ibidem.
[11] Già «lo stesso Franzelin, insieme a Matthias Scheeben, sono da considerare tra i fautori del risveglio ecclesiologico degli anni ’20, soprattutto per le riflessioni attuali e pubblicate prima del Vaticano I, diversamente dai loro colleghi Domenico Palmieri, Christian Pesch, Anton Straub e C. Manzella che, pur con sottolineature diverse, si attengono agli argomenti apologetici necessari solo a legittimare  e a difendere l’istituzione divina della Chiesa. Il loro scopo rimane quello di garantire l’autenticità della Rivelazione e della salvezza, ottenute mediante essa e finalizzate ad offrire la fede ad ogni credente. La Chiesa divenuta regnum fidei è maestra nella fede e contenuto in cui crede»: G. Ziviani - V. Maraldi, Ecclesiologia, pp. 291-292.