Questo mercoledì 29 novembre, ricorre la "Giornata internazionale di solidarietà con il popolo palestinese". Una ricorrenza che in questo 2023 viene celebrata mentre "l’occupazione razzista israeliana sta commettendo genocidi contro il popolo palestinese, compresi i giornalisti, il che costituisce una palese violazione delle Convenzioni di Ginevra, del diritto internazionale umanitario e della Dichiarazione universale dei diritti umani", come oggi ha ricordato Il Sindacato dei giornalisti palestinesi (PJS, Palestinian Journalists Syndicate).

"Quanto accade a Gaza e nei Territori occupati - ha dichiarato il PJS - richiede una presa di posizione e un'azione internazionale urgenti per fermare i crimini in corso, punire l'occupazione per quanto fatto e fornire una protezione efficace ai giornalisti", da parte dell'esercito israeliano che nei 50 giorni di aggressione contro il popolo palestinese ha commesso circa 350, tra crimini e gravi violazioni contro giornalisti e media palestinesi.

Come riportato in una nota dal PJS, le forze di occupazione, dal 7 ottobre, hanno ucciso 70 giornalisti durante l'aggressione contro la Striscia di Gaza dal 7 ottobre, mentre 2 giornalisti risultano dispersi e altri 28 sono detenuti.

Ma anche Israele ha celebrato la "Giornata internazionale di solidarietà con il popolo palestinese", non solo continuando l'assedio di Gaza e permettendo ai cosiddetti coloni ebrei di continuare le loro ruberie in Cisgiordania, ma anche con l'uccisione di due minori da parte delle forze di occupazione israeliane durante uno dei tanti raid contro la città di Jenin e il suo campo.

Il Ministero della Sanità di Ramallah ha affermato che Adam Samer Al-Ghoul, 8 anni (colpito alla testa), e Basil Suleiman Abu Al-Wafa, 15 anni (colpito al petto), sono stati uccisi in seguito a colpi di arma da fuoco sparati dalle forze di occupazione nella città di Jenin.

Le forze di occupazione hanno continuato la loro aggressione contro il campo di Jenin, dove hanno lanciato una massiccia campagna di arresti e hanno evacuato i cittadini del quartiere Damj dalle loro case nel mezzo di scontri violenti.

Fonti locali e di sicurezza hanno riferito alla WAFA che le forze di occupazione, sotto la minaccia delle armi, hanno costretto i residenti del quartiere di Damj a evacuare le loro case dopo una massiccia distruzione di case e strade nel quartiere, e hanno bombardato una casa con un drone.

Le forze di occupazione dello Stato ebraico hanno poi effettuato  una massiccia campagna di arresti, mentre con i bulldozer hanno anche demolito le infrastrutture, comprese le reti idriche, elettriche e fognarie, e hanno causato danni a diversi veicoli. I militari israeliani hanno anche rapito uno dei feriti da un'ambulanza mentre veniva trasportato in ospedale.