Trump ha negato che la sua "attenzione" nei confronti della carovana di disperati che sta cercando di raggiungere il confine meridionale degli Usa abbia a che fare con le elezioni di novembre e venga usata come traino elettorale per i candidati repubblicani in corsa per un seggio al Congresso... ma nonostante la smentita, questa è l'impressione che tutti hanno avuto.
E tanta è l'attenzione che il presidente Usa ha dato alla vicenda che ha deciso che venissero inviati 5200 soldati americani, a supporto delle 2mila unità della Guardia nazionale che già stanno presidiando il confine.
Per avere un'idea delle proporzioni, in Siria, per combattere gli integralisti appartenenti all'Isis, gli Usa hanno inviato 2mila soldati!
Al confine del Messico, però, i militari americani non si troveranno di fronte degli islamisti armati e addestrati militarmente, bensì circa 4mila disperati stremati da un lungo viaggio, centinaia e centinaia di chilometri in gran parte percorsi a piedi, provenendo per lo più dall'Honduras ed in parte dal Salvador e dal Guatemala. E di quei disperati, molti sono anche minori.
I militari al confine saranno armati ed il loro compito sarà quello di impedire che i migranti entrino in territorio americano, utilizzando barriere e filo spinato, ma non è chiaro fino a che punto possano spingersi le loro "regole d'ingaggio", considerando che non hanno di fronte dei militari, ma dei civili. Al di là della retorica di Trump che parla di invasione, quello di cui si sta parlando è un problema di immigrazione.
E a tutto questo va, poi, aggiunto anche il fatto che le attuali leggi americane, in base al diritto internazionale, prevedono che una persona possa presentarsi ad un valico di frontiera Usa e fare richiesta di asilo.
Un'enfatizzazione della vicenda che servirà sicuramente a galvanizzare gli estremisti del "prima l'America", ma che dal punto di vista razionale non avrà alcun vantaggio pratico, se non aumentare le possibilità che dei disperati possano anche diventare dei martiri, sacrificati da Trump per mantenere al Congresso una maggioranza repubblicana.