Mentre si discute sempre molto animatamente, in questi giorni, all'interno maggioranza sulle misure da adottare per il ritorno a scuola in sicurezza sul green pass per poter fare nuovamente una vita sociale normale, in Senato approda un Ddl, che potrebbe dare un grande aiuto, in un momento cosi delicato, nelle procedure di voto, perché riguarda una tematica, di cui da tempo si parla anche in Italia, la possibilità del voto elettronico come in Usa.
Ma in realtà non si tratta di una vera e propria novità, considerando che la ministra Lamorgese e il ministro Colao hanno firmato nei giorni scorsi il decreto che individua le modalità attuative del Fondo per la sperimentazione per il voto e lo scrutinio elettronico per chi si trova fuori sede. Per questo fondo il governo ha stanziato 1 milione di euro.
Si tratta di una platea abbastanza vasta, circa 7,5 milioni di persone, ma per ora la misura sperimentale dovrebbe riguardare un campione molto limitato di cittadini. Il ddl che invece Fratelli d’Italia ha presentato al Senato ieri è una normativa di tre articoli che prevede questa modalità di voto solo ed esclusivamente per i 6 milioni di cittadini italiani residenti all'estero.
Il capogruppo al Senato di FdI, Luca Ciriani, ha sottolineato che "si tratta di una tema che non può più essere rinviato, anche in considerazione dell'assenza nella politica italiana degli ultimi anni nei confronti delle problematiche che vivono i nostri connazionali fuori dei confini della madrepatria".
Per il responsabile nazionale del Dipartimento di FdI per gli italiani all'estero, Roberto Menia, "la battaglia per la concessione del voto per gli italiani all'estero compie vent'anni ed è stata il coronamento dell'impegno portato allora avanti da Mirko Tremaglia. A distanza da quel periodo, la legge riteniamo debba essere sottoposta ad una revisione a cominciare dalla modalità di voto. Quello per corrispondenza ha dimostrato tutta la sua fallacità soprattutto per i costi e per i brogli evidenti che si sono verificati che hanno portato nel nostro Parlamento personaggi non all'altezza di ricoprire il ruolo di rappresentanza loro delegato. La riduzione del numero dei parlamentari con l'ultima modifica costituzionale ha portato alla riduzione del numero dei parlamentari eletti all'estero da 12 deputati e 6 senatori a 8 deputati e 4 senatori. Con i sistemi di controllo che la modalità elettronica oggi consente sarà finalmente possibile far espletare un voto regolare ma soprattutto ampiamente partecipato, viste le defezioni al voto che il sistema cartaceo per corrispondenza ha provocato". Per il vicepresidente del Senato Ignazio La Russa "Il sistema di voto attuale per gli italiani all'estero è ampiamente superato e la tecnologia consentirà finalmente di poter dare un'adeguata rappresentanza ai nostri connazionali che vivono lontano dall'Italia".
La finalità di questa proposta sarebbe principalmente quella di agevolare il voto di chi risiede all'estero ed evitare molti equivoci accaduti in passato. In questo modo, infatti, probabilmente si porrebbe fine a tutta una serie di discussioni anche accese sulle modalità di voto dei cittadini italiani residenti all’estero, che come molte inchieste giornalistiche hanno dimostrato sarebbero piuttosto semplici da raggirare e da manipolare. Basti pensare che gli elettori residenti all’estero vengono raggiunti dalla comunicazione dell’avvicinarsi delle elezioni tramite una lettera del Consolato che arriva a casa, senza potersi informare sui candidati e sui loro programmi.
Ecco allora che non è difficile che in Parlamento arrivino persone assolutamente inadatte a ricoprire un simile ruolo, magari perché votati in maniera poco limpida e trasparente. Questo perché appunto anche le modalità stesse di voto sono difficoltose e spesso facilmente manipolabili. In questo senso l’innovazione e la tecnologia dovrebbero e potrebbero dare una mano importante sul piano della chiarezza, della trasparenze e della sicurezza.