Salute

Il linguaggio da usare quando parliamo di disabilità, l'importanza delle parole giuste

Si sbaglia quando si considerano "speciali", sono semplicemente persone

Per decenni è stato perpetrato un uso scorretto di numerosi termini che si riferiscono alle persone con disabilità, quali “diversamente abile”, “inabile”, “handicappato”, “portatore di handicap”, “ritardato”, “invalido” La maggior parte di questi termini è adesso considerata quantomeno scorretta, la battaglia per la riconsiderazione di questi termini non è ancor a finita. 

Un errore che commettono ancora oggi in molti è evidenziare la disabilità invece che parlare della persona. Pertanto è sbagliato etichettare le persone dicendo “un disabile/un sordo/un cieco”. Le persone devono essere chiamate col proprio nome. Se proprio c’è bisogno di indicare la disabilità si può dire: “una persona con disabilità”, “persona con disabilità intellettiva”, “persona con sindrome di Down” o “una persona cieca/sorda”.

 La disabilità è una caratteristica della persona. Definire i disabili “speciali” non è corretto, sono persone in cui si annida personalità,  tra loro ci sono persone buone e persone cattive, simpatiche o antipatiche. È solo una forma di pietismo e di compassione, che finisce inevitabilmente per discriminare chi vuole soltanto essere trattato in modo spontaneo e naturale. Non dobbiamo mai modificare il nostro linguaggio per cercare di compiacere una persona disabile. Dire “ci vediamo dopo” a un cieco va benissimo, dire “me lo dici dopo” a una persona che usa la lingua dei segni anche, perché si tratta di espressioni che fanno parte della nostra lingua. Proporre di “andare a fare una passeggiata” a una persona in carrozzina è perfettamente accettabile. Bisogna, d’altra parte, chiamare le cose col proprio nome e non cercare di essere a tutti i costi politicamente corretti. Non ha nessun senso tentare di addolcire parole come “cieco, sordo” con “non vedente, non udente” oppure disabile con “diversamente abile” o “diversabile”. 

Si può parlare di disabilità in modo spontaneo e corretto, in una maniera che è allo stesso tempo giusta e rispettosa di tutti. La disabilità non è una malattia, pertanto devono essere bandite tutte le parole che rimandano a un’idea di  dolore, limitazione o impedimento, incapacità e sofferenza. Per lo stesso motivo bisogna evitare un linguaggio compassionevole. 

Non si deve dire “costretto sulla carrozzina” ma “persona che si sposta in carrozzina”. Se ci pensiamo, la stessa espressione “confinato su una carrozzina” che sentiamo spesso, non è corretta, infatti la carrozzina dà la possibilità alla persona con disabilità di muoversi. Pertanto, la persona non è confinata sulla carrozzina, ma anzi, grazie a essa è in grado di spostarsi. Non basta, non è sufficiente perché ci sono azioni della vita quotidiana che necessitano di aiuto, come lavarsi, vestirsi spostarsi per momenti ludici o lunghi tragitti, come andare al teatro, cinema, stadio oppure visite specialistiche ecc.

 

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E' un servizio erogato da persona qualificata e giuridicamente autorizzata, interviene nell'ambito territoriale fiorentino e provincia ed è rivolto a persone anziane, minori e disabili, per raggiungere agevolmente luoghi di cura, di lavoro, centri diurni, strutture sanitarie, scolastiche, eventi ludici/ricreativi e ritorno. Aiuta le famiglie a risolvere con serenità tutte le problematiche legate alla mobilità dei soggetti più deboli,  può essere programmato sia in forma collettiva che individuale, in base alle esigenze degli utenti e in relazione alle diverse destinazioni. E' un servizio autorizzato e accreditato dal Comune di Firenze, come da L.R. 82/09, e si prefigge di essere sempre pronto per dare aiuto alle persone svantaggiate e alle loro famiglie. Il titolare Giacinto Tufaro, pensionato di 72 anni, con competenza acquisita in ambito regionale e riconosciuta a livello europeo, svolge direttamente come operatore individuale l’attività da professionista per il trasporto e l’assistenza a persone con limitata autonomia personale. In questi anni di attività si è reso conto che da solo non riesce a soddisfare le tante richieste e ha deciso di invertire la domanda: far fare alle famiglie quello che non riesce a fare lui. La novità sta nel fatto di poter soddisfare ancor di più le carenze riscontrate nei servizi alla persona svantaggiata, mettendo a disposizione della famiglia, un mezzo a guida con patente B, dotato di caratteristiche per trasporto portatori di handicap in carrozzina, garantendo la circolazione in ZTL, corsie preferenziali e zone pedonali di cui gode il mezzo attrezzato, offrendo così una risposta alternativa alla sempre più carente disponibilità di volontari negli enti preposti o all’acquisto di un'auto attrezzata per disabili. Nello specifico si tratta di ausilio gratuito temporaneo per disabili (auto attrezzata), coperto di assicurazione e revisione valida, per soddisfare lo spostamento della persona in carrozzina sul luogo programmato,  generalmente enti di cure sanitarie, RSA, centri diurni, visite specialistiche, momento ludico, ecc.    Per definire in modo personalizzato il corrispettivo non previsto dal comodato e le caratteristiche verbali dell'accordo programmatico, ci si avvale del rimborso spese che verrà quantificato in base ai km percorsi per A/R, facendo riferimento ai consumi per carburante, assicurazione, bollo e manutenzione, con evidente responsabilità dell'autista familiare per danni causati con dolo ed eventuali sanzioni al codice della strada.  Inoltre, ADA - Trasporto e Assistenza familiare risponde alle esigenze del comodato e del trasporto della persona disabile, con la collaborazione di una figura professionale dedicata che seguirà, illustrando, le funzioni prima del ritiro dell'auto attrezzata.

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Autore Giacinto Tufaro
Categoria Salute
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