Anche la Bolivia, nonostante non venga ricordato sulla stampa italiana, è un altro dei tanti Paesi nel mondo dove le proteste di piazza vanno ormai avanti da alcune settimane.
Tutto è nato la notte delle elezioni presidenziali del 20 ottobre, quando lo spoglio dei risultati è stato inspiegabilmente sospeso per 24 ore, suscitando tra i sostenitori del candidato dell'opposizione, Carlos Mesa, il sospetto che il risultato potesse essere stato truccato per consentire a Evo Morales, al potere dal 2006, di rimanere in carica per altri cinque anni.
Ed il risultato finale, effettivamente, ha consentito a Morales non solo di vincere le elezioni, ma di ottenere quel vantaggio di poco più del 10% tale da garantirgli la vittoria al primo turno.
Così, mentre gli osservatori dell'Organizzazione degli Stati americani (OAS) sono all'opera per verificare la correttezza o meno del voto, Mesa ha già detto di non riconoscerne l'esito anticipando che in ogni caso sarebbe stato favorevole a Morales che, a sua volta, lo ha accusato di voler mettere in atto un colpo di Stato. E' finita, così, che i sostenitori dei due candidati hanno iniziato a fronteggiarsi a La Paz, così come in altre città della Bolivia.
Oggi, a Vinto, una cittadina nella provincia di Cochabamba nella Bolivia centrale, in seguito alla notizia della morte di due manifestanti dello schieramento di Mesa, un gruppo di persone mascherate si è diretto al locale municipio ed ha rapito la sindaca che appartiene al partito di maggioranza, accusandola di essere la responsabile delle due vittime (in realtà il numero sarà poi dimezzato) per aver fatto togliere un blocco stradale.
La sindaca è stata portata via e trascinata per le strade a piedi nudi fino ad un ponte dove era in atto un posto di blocco. Lì, l'hanno fatta inginocchiare, le hanno tagliato i capelli e l'hanno ricoperta di vernice rossa e costretta a firmare una lettera di dimissioni. Dopo alcune ore, è stata riconsegnata alla polizia.
Dal Sud America al Medio Oriente prosegue una lunga teoria di contrapposizioni, manifestazioni e violenze, con la politica che, ogni giorno che passa, non sembra più in grado di assolvere al suo compito principale, quello di amministrare responsabilmente la cosa pubblica.