Presidential Harassment! Con un tweet che conteneva solo tale dichiarazione, Trump ha commentato come molestia nei suoi confronti l'annuncio che le commissioni Giustizia e Intelligence della Camera abbiano notificato all'ex consigliere speciale Robert Mueller l'atto di citazione che lo vedrà testimoniare, il prossimo 17 luglio, sulla relazione da lui pubblicata in rapporto al Russiagate e al comportamento del presidente degli Stati Uniti relativamente a tale inchiesta.
Il presidente della commissione Giustizia Jerrold Nadler e quello della commissione Intelligence Adam Schiff - entrambe della Camera dei Rappresentanti dove da inizio anno i democratici hanno la maggioranza - adesso potranno chiedere a Mueller ulteriori chiarimenti sul rapporto da lui redatto e, soprattutto, sulle conclusioni in esso riportate, in cui si dice - in maniera alquanto sibillina - che non esistono prove tali da accusare Trump, ma che neppure si può escludere a priori che lui abbia agito per ostacolare l'inchiesta.
In ogni caso, l'inchiesta di Mueller ha comunque stabilito, stavolta senza ricorrere a sofismi, l'esistenza di prove sufficienti tali da determinare l'esistenza di una cospirazione tra alcuni di coloro che hanno gestito la campagna presidenziale di Trump e la Russia.
I presidenti Schiff e Nadler hanno motivato la loro decisione con la necessità che l'opinione pubblica americana meriti di sentire direttamente da Mueller un giudizio sull'indagine da lui svolta.
Nella realtà, però, il motivo principale è quello di mettere sotto pressione Trump in vista della campagna per le presidenziali del 2020, in modo anche da valutare se esistano le condizioni per una sua eventuale messa in stato di accusa.