L'Unhcr ci ricorda quest'oggi che la guerra in Libia prosegue, con scontri ancor più frequenti e violenti che mettono sempre più a rischio la vita dei civili.

Dall'inizio di aprile, in base ai dati riportati dall'Agenzia delle Nazioni Unite per i Rifugiati, gli scontri tra forze rivali e i pesanti bombardamenti in Libia hanno costretto più di 83.000 residenti a fuggire e ad abbandonare le proprie case, con le amministrazioni locali che hanno svolto un ruolo determinante nel fornire assistenza agli sfollati. Secondo l'Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS), sono circa 600 le persone che hanno perso la vita nei recenti scontri intorno a Tripoli.

Ma in Libia ci sono anche rifugiati e richiedenti asilo, persone ancor più vulnerabili in una situazione di conflitto.

Per questo motivo, con l'aiuto di alcuni Paesi che hanno offerto disponibilità ad accoglierli, quasi 1.000 rifugiati e migranti sono stati evacuati dalla Libia o reinsediati nei primi mesi del 2019, mentre nel solo mese di maggio più di 1.200 persone sono state riportate indietro dalla Guardia Costiera libica, dopo essere state soccorse o intercettate mentre tentavano di raggiungere l'Europa via mare.

Per questo non può non far piacere la notizia di 149 persone, tra rifugiati e richiedenti asilo, provenienti da Eritrea, Somalia, Sudan ed Etiopia, che nelle scorse ore sono state evacuate dalla Libia e trasferite a Roma. Tra di esse vi sono 65 minori, di cui 13 bambini che hanno meno di un anno, e uno di loro è nato appena due mesi fa.

Però, come ha affermato Jean-Paul Cavalieri, Capo della Missione dell'UNHCR in Libia, «sono necessarie altre operazioni di evacuazione. Queste operazioni rappresentano un'ancora di salvezza per i rifugiati, per i quali l'unica altra possibilità di fuga consiste nell'affidare le loro vite a trafficanti senza scrupoli per attraversare il Mediterraneo».

Un paio di giorni fa due imbarcazioni sono arrivate nel porto di Lampedusa. A bordo vi erano  21 ragazze, di cui  4 incinta. Parlano poco. Sono ancora infreddolite, spossate, terrorizzate, ma quello che riportano è agghiacciante: «Eravamo chiuse in un casolare in Libia. Tanti mesi. C'erano più di 50 persone, uomini e donne. Torturavano. Abusavano».

Ogni persona ha il diritto di chiedere asilo e trovare sicurezza e protezione da guerra, violenza e persecuzioni.