"La posizione della Commissione Ue sugli sbarchi è già nota: non spetta a noi definire in quale posto o porto debbano avvenire gli sbarchi.

Le navi che battono bandiera europea sono obbligate a rispettare il diritto internazionale e il diritto sulla ricerca e salvataggio in mare, che comporta la necessità di portare delle persone in un posto o porto sicuro e la Commissione è convinta, e lo continuiamo a dire anche oggi, che queste condizioni non si ritrovano in Libia".

Riassumendo il concetto sopra riportato per i fanatici che pendono dal verbo di Matteo Salvini o da quello di personaggi a lui simili, tipo Giorgia Meloni, la portavoce dell'Ue - a cui si riferisce la dichiarazione precedente ripresa dall'Ansa - ha ricordato quest'oggi che la Libia non è un porto sicuro e pertanto, checché ne dica il ministro dell'Interno e l'intero Governo, chiunque lo utilizzi come tale violerebbe di fatto il diritto internazionale.

Pertanto, fino alle scorse ore, il ministro Salvini ha definito dei delinquenti i membri dell'equipaggio della Sea-Watch 3 solo per il fatto di aver rispettato ciò che il diritto internazionale impone.

Il ministro dell'ordine e della sicurezza promuove, di fatto, l'illegalità.

Quindi, come ha ricordato la portavoce di Sea-Watch, Giorgia Linardi, "il divieto [decreto sicurezza bis, ndr] non cambia il quadro del diritto internazionale: la Libia non è un porto sicuro".