A conclusione del suo viaggio in Israele, il presidente della Repubblica Sergio Mattarella, questa mattina, ha incontrato il Primo Ministro Benjamin Netanyahu. Dopo l'incontro, entrambi hanno rilasciato delle dichiarazioni al riguardo. Di seguito facciamo un piccolo resoconto delle parole di Mattarella per sottolineare, semmai ce ne fosse bisogno, le ipocrisie della politica.

Inutile riportare le dichiarazioni di stima, amicizia, collaborazione e altro ancora esistenti tra Italia e Israele. Possono essere tranquillamente lette nel resoconto del colloquio riportato dall'ufficio stampa del Quirinale. Invece, è interessante sottolineare la presa di posizione dell'Italia sul futuro di Israele e della Palestina. In proposito, queste sono state le parole di Matarella: «L'Italia si sente pienamente coinvolta nell'esigenza di sicurezza d'Israele. Anche per questo, è motivo di preoccupazione lo stallo del processo di pace che mette in pericolo la stabilità della regione e può produrre un'intensificazione di radicalismo. 

Siamo convinti della soluzione dei due Stati per due popoli e crediamo che deve essere perseguita con determinazione. 

Naturalmente le decisioni sono affidate a Israele e ai palestinesi. I Paesi amici possono contribuire con rispetto e con amicizia nel sostegno per questa ricerca di soluzioni. Tra questi è certamente importante il ruolo dei Paesi arabi.»

Niente di sconvolgente e niente che non possa essere condiviso nelle parole del capo dello Stato, ma c'è chiedersi se Mattarella creda davvero che le intenzioni di Netanyahu e del suo governo siano realmente queste. I fatti dicono il contrario. 

Ministri e deputati del Likud, partito che sostiene il governo Netanyahu, hanno avviato negli ultimi giorni una vera e propria campagna per annettere allo stato di Israele le colonie ebraiche presenti in Cisgiordania!

Ieri le autorità israeliane hanno demolito alcune tombe del cimitero islamico di Bab al-Rahma, appoggiato da 14 secoli lungo le mura della Città Vecchia, proprio sotto la Spianata delle Moschee. Secondo Israele non potevano starci, perché il terreno è di proprietà delo Stato che, curiosamente, ha in progetto di urbanizzare quel luogo ed altri intorno a Gerusalemme con infrastrurre che nulla hanno a che fare con l'identità storica di quei luoghi e soprattutto con gli interessi dei palestinesi.

Un disegno di annessione ben preciso da parte di Israele, ulteriormente confermato dai permessi di costruzione negati ai palestinesi per erigere edifici a Gerusalemme Est. Permessi che, inutile dirlo, vengono invece elargiti a pioggia agli israeliani. Nel caso di costruzioni abusive tirate su dai palestinesi, l'amministrazione israeliana interviene demolendole.

Si tratta di territori occupati da Israele durante la guerra dei Sei Giorni e non di territori di Israele. Per questo, anche in base a diverse risoluzioni dell'Onu, ci si aspetterebbe da parte di Netanyahu un diverso modo di comportarsi, specialmente se si desidera realmente raggiungere un accordo di pace.

Ma se fatti come quelli sopra elencati, così come moltissimi altri accaduti in passato, non vengono mai rinfacciati e neppure accennati ai principali rappresentanti delle istituzioni israeliane a cui invece si fanno complimenti di circostanza, è difficile pensare che si potrà mai raggiungere un accordo di pace in medio oriente. Infatti, per quale motivo gli israeliani dovrebbero modificare il loro atteggiamento se mai gli si chiede conto di come hanno agito finora?