Scritto da Karl Marx e Friedrich Engels e pubblicato il 21 febbraio del 1848, il "Manifesto del Partito Comunista" appartiene legittimamente ai grandi libri visionari dell'Ottocento, cioè a quelle opere letterarie, scientifiche, filosofiche uscite quasi negli stessi anni che hanno avuto un potere di rivelazione abbagliante. La profezia marxista, più di ogni altra, è formulata in modo da autoavverarsi, e implica una forte soggettività politica: diventa cioè una prepotente forza in campo, una spinta ad agire, un'idea regolativa per tutti coloro che intendano combattere il capitalismo.

I punti cardini del " Manifesto " sono:

- L’analisi della funzione storica della borghesia;

- Il concetto di storia come lotta di classe;

- La critica dei socialismi non-scientifici;

- Proletariato, classe oppressa dalla società borghese, non può fare a meno di mettere in opera una dura lotta di classe.

Secondo gli autori, l' obiettivo finale era quello di  abbattere non (solo) la borghesia in quanto classe, ma il rapporto di produzione che, secondo le leggi del materialismo storico, rappresentava  le “condizioni di esistenza dell’antagonismo di classe”, mirando cioè ad abolire “le condizioni esistenziali delle classi in genere”.