Ieri il Presidente del Consiglio, Giuseppe Conte, è andato al Parlamento europeo a Strasburgo, dove ha fatto visita allo studio radiofonico dedicato ad Antonio Megalizzi e ha partecipato alla seduta dell'assemblea, con un intervento sul "Futuro dell'Europa".
Per chi non avesse tempo e voglia di riascoltare le parole di Conte, questi i temi da lui trattati: identità europea, contrapposizione tra popolo ed élite, legge di bilancio (italiana), questione migranti e riforma di Dublino.
Un'aula, quella a cui si è rivolto Conte, poco affollata, ma piuttosto attenta e poco convinta dalla retorica del cambiamento.
Si capisce subito dall'intervento di Manfred Weber, leader dei Popolari, che ha ricordato a Conte l'Italia che lui rappresentava: «Il Paese che cresce meno in Europa e il cui governo non riesce a mettersi d'accordo nemmeno su un progetto già approvato come la Tav. ...
Il vostro governo non è disposto a fare riforme e ha un debito che cresce sempre di più. Gli investimenti europei sono problematici in Italia: non c'è crescita e questa è una vostra responsabilità, non di altri. ...
Qui non ci sono élite, qui ognuno rappresenta il suo popolo, ma se tutti parlano forte si fa solo rumore».
Anche Udo Bullmann, leader dei socialisti europei, non è apparso molto convinto dalle parole di Conte: «Non è questa l'Italia che conosciamo, l'Italia che conosciamo è quella di Spinelli. Il vostro governo deve smettere di mostrare questo volto disumano. ...
La vostra economia sta andando verso la recessione e la produzione industriale sta diminuendo. ...
C'è un'escalation senza senso tra Francia e Italia da cui nessuno uscirà vincitore.»
Ma è il leader dei Liberali dell'Alde, il belga Guy Verhofstadt, che in italiano ha ricordato a Conte chi sia veramente: «Mi domando per quanto tempo ancora lei sarà il burattino mosso da Salvini e Di Maio.
Parlo in italiano, perché io sono innamorato dell'Italia... per me è più di un Paese, è un'intera civiltà... l'Italia è dove è nata la nostra civiltà europea. Per questo oggi mi fa male vedere la sua degenerazione politica, che non è iniziata un anno fa, ma 20 anni fa. Questo bellissimo Paese è diventato da Paese fondatore dell'Europa a fanalino di coda dell'Unione.»
E come in precedenza aveva fatto Weber, anche Verhofstadt ha ricordato a Conte la posizione dell'Italia sul Venezuela, non in linea con gli altri Paesi europei, spiegandola in questi termini: «Il governo italiano ha impedito all'Ue di essere unita contro Nicolas Maduro e di riconoscere Juan Guaidò. Lo sa bene perché... perché siete sotto la pressione del Cremlino. Questa è la verità».
Conte ha risposto così alle critiche ricevute: «Alcuni interventi non andrebbero commentati, perché hanno pensato di offendere non solo il sottoscritto, ma l'intero popolo che rappresento.
Io burattino non lo sono. Interpreto e sono orgoglioso di rappresentare un intero popolo, di interpretare la voglia di cambiamento del popolo italiano e di sintetizzare una linea politica di un governo che non risponde alle lobby. Forse i burattini sono coloro che rispondono a lobby e comitati d'affari.»
Se Conte dice di non essere un burattino di Di Maio e Salvini, dopo aver più volte egli stesso, in passato, affermato di aver rinunciato al ruolo di guida del Governo riservandosi unicamente quello di mediatore e "attuatore" delle posizioni spesso contrastanti dei due "capi" di 5 Stelle e Lega, allora vuol dire che dovremo limitarci a definirlo marionetta?