La geografia letteraria e culturale italiana è stata influenzata dalla dimensione della provincia. La provincia è stata spesso vista come un luogo di isolamento culturale, ma ha avuto un ruolo importante nella formazione dell'identità culturale italiana. 

In primo luogo, la letteratura e la cultura delle province italiane hanno spesso rappresentato la vita quotidiana, le tradizioni e le usanze locali (basti pensare, per la Romagna, a "La Piê" di Aldo Spallicci, mal tollerata dal centralismo fascista). 

La dimensione della provincia ha inoltre influenzato la geografia letteraria italiana in termini di stili e temi. Ad esempio, le opere letterarie del nord Italia (dalla Scapigliatura al Verismo fino al Neorealismo) spesso riflettono l'industrializzazione e l'urbanizzazione, mentre quelle del Mezzogiorno tendono a rispecchiare piuttosto la vita rurale e le tradizioni locali.

Emblematica la figura di Renato Serra, "lettore di provincia" per antonomasia, legato all'ambiente vociano a precursore tanto della critica ermetica quanto di quella stilistica (specialmente nel suo convergere con l'idealismo crociano che fondeva strettamente intuizione ed espressione). 

Tipico è il suo approccio meditativo, il suo raccoglimento incline all'"esame di coscienza" (quella che già Seneca chiamava "recognitio sui": un rendersi conto di se stessi,  e render conto a se stessi). 

Le sue pagine sembrano sorgere da un angolo di quiete, riflessione, meditazione, da un forte rapporto con le memorie del passato (soggettive e culturali ad un tempo) e con la tradizione classica. 

L'ottocentesca Scuola Classica Romagnola poté influenzare, almeno indirettamente e spiritualmente, Renato Serra. 
La sua sommessa e meditata dignità formale riflette l'indole culturale e spirituale della condizione provinciale, venata di richiami alla tradizione classica e alle memorie del passato. Ma, nel contempo, le sue consonanze europee (ci si è spinti fino ad accostarlo a Benjamin e a Kafka) mostrano la portata, insospettabilmente vasta, della dimensione provinciale.

In fondo, l'Italia è essa stessa una provincia dell'Europa, se paragonata ai più grandi e fervidi centri. Una provincia di province, un margine, una marca a sua volta frastagliata in identità e peculiarità molteplici. 

Forse il proverbiale "ritardo culturale dell'Italia" (senza il quale non sono concepibili neppure il primitivismo, e in senso buono il populismo, di un Pasolini) può rappresentare una segreta forza, una perenne sorgente di simboli, miti, archetipi. 

In fondo, dirà Montale, "solo gli isolati parlano, solo gli isolati comunicano". Il che sembra suonare proprio come un richiamo alla condizione provinciale, in cui le voci dei singoli possono emergere con maggiore chiarezza e autenticità, immuni dalle mutevoli pressioni delle società e dei tempi.