Lo "stato dell'arte" sul problema della depressione in Lombardia
Alcuni giorni fa si è svolto a Milano, a Palazzo Pirelli, si è tenuto un incontro per fare il punto della situazione sulla depressione in Lombardia, problema che affligge in egual modo molte aree dell'Italia.
Quello riportato di seguito è il quadro che ne è venuto fuori.
Angelo Capelli, Vice Presidente II Commissione Sanità e Politiche Sociali della regione Lombardia: «Il sistema sanitario regionale ha l’ambizione di mettere a fattor comune la creazione di una nuova filiera organizzativa allocando le risorse in modo corretto, perché quelle che abbiamo a disposizione non potranno far fronte all’aumento del bisogno».
Carlo Borghetti, Componente III Commissione Sanità e Politiche Sociali, ha sottolineato che sull’area della salute mentale bisogna intervenire con un lavoro di monitoraggio dell’intero sistema, che non è così prescrittiva e cogente, ma lascia margine di azione alle organizzazioni: «La depressione rappresenta una delle questioni più importanti perché ha un trend crescente, e i soggetti che ne soffrono, sono milioni. È un fenomeno che riguarda più discipline, e gli stili di vita e la prevenzione dev’essere il punto di partenza, ma bisogna avere gli strumenti: i servizi sul territorio».
Franco Milani, Dirigente Struttura Salute Mentale e penitenziaria e interventi socio sanitari, ha spiegato che la depressione colpisce tra il 5% e il 7% della popolazione ed ha una recidiva del 50%.
Il fenomeno coinvolge soprattutto la popolazione femminile. Spesso il trattamento comporta una certa cautela, per l’elevata propensione al suicidio del soggetto e molti pazienti hanno necessità dell’accesso al ricovero ospedaliero: «Circa 20.000 ricoveri avvengono in Lombardia con una degenza media di 13 giorni e il 65% dei pazienti è in età lavorativa. L’ottica di strategia è l’implementazione della territorialità dei servizi con un’integrazione attiva con gli MMG».
Questo l'intervento di Giuseppe Biffi, Coordinatore Collegio Primari Psichiatri Lombardia, ASST Santi Paolo e Carlo: «Il numero colpito dalla depressione è aumentato e sta aumentando, anche per la concomitanza del periodo di crisi».
Secondo Biffi, gli interventi devono essere integrati e non possono essere solo farmacologici.
Giorgio Cerati, Past Director DSM AO Legnano, ha osservato come i disturbi depressivi occupino oggi un posto di rilievo crescente, e sino a pochi anni fa inimmaginabile, tra le patologie a maggiore diffusione specialmente nelle società occidentali.
Tra le conseguenze che vi sono connesse, vanno considerate sia il carico di sofferenze personali e familiari, sia l'incremento dei costi sociali: «Dal punto di vista delle indicazioni, il fenomeno non può più essere ignorato dalla cultura e dalla coscienza collettiva, così come non deve essere ancora sottovalutato dalle istituzioni politiche, amministrative e sanitarie».
Claudio Mencacci, Direttore DSM ASST FBF-Sacco Milano, ha ricordato che le persone che soffrono complessivamente nel mondo di questo disturbo sono 350 milioni, di cui 33 solo in Europa.
Dal 1990 al 2013 c’è stato un documentato incremento di oltre il 4%. Le stime in Italia sono circa 4 milioni in Italia.
Per quanto riguarda la regione Lombardia, siamo a 550-600 mila casi di cui 225-250 mila solo nell’area metropolitana di Milano.
La diagnosi di depressione arriva mediamente dai 23 ai 25 mesi. La salute mentale pesa il 3-4% sul PIL e purtroppo non viene finanziato per quanto meriterebbe».
Americo Cicchetti, Università Cattolica Sacro Cuore di Roma: «Sebbene la depressione rappresenti un problema di salute di grande rilevanza sotto il profilo clinico, sociale ed economico, le evidenze mostrano come si tratti di una patologia fortemente sotto diagnosticata e sotto trattata.
I risultati della nostra review sistematica sul costo sociale delle depressione evidenziano un costo diretto per paziente compreso tra €1.451 e €11.482 all’anno a seconda della severità e del contesto di riferimento. Il costo indiretto, invece, varia tra € 1.963 e €27.364.
Tra i costi diretti, lo sbilanciamento tra il peso delle ospedalizzazioni per complicanze rispetto alle prestazioni di diagnosi e ai trattamenti farmacologici, suggerisce che modelli di presa in carico globale del paziente e percorsi ad hoc, potrebbero sensibilmente migliorare la gestione della patologia».
Per Rossana Piccinelli, Responsabile Farmacoeconomia Servizio Farmaceutico Territoriale ATS Bergamo, la prescrizione di farmaci antidepressivi è la più comune forma di trattamento della depressione: «Un aspetto critico rilevante della terapia farmacologica con antidepressivi è rappresentato dall’aderenza indispensabile per raggiungere il target terapeutico e ottenere la massima riduzione di recidive.
L’aderenza al trattamento con antidepressivi, pur sensibilmente migliorata negli ultimi anni, si mantiene comunque ancora a livelli inadeguati».
Antonio Vita, Direttore UO DSM ASST Spedali Civili di Brescia, ha dichiarato che «tra gli aspetti più rilevanti del disturbo depressivo vanno citate le disfunzioni cognitive presenti sia durante l'episodio che, almeno parzialmente, dopo la sua risoluzione clinica, e capaci di influenzare negativamente il funzionamento del soggetto nella vita di tutti i giorni.
Oggi esiste un crescente interesse per la presenza e le conseguenze funzionali dei deficit cognitivi nelle psicosi e nei disturbi dell'umore, e sono disponibili strumenti di valutazione e approcci terapeutici sia farmacologici che psicosociali per ridurli o correggerli».
Infine, secondo Antonio Lora, Direttore Psichiatria ASST Lecco, «Trattare la depressione significa non soltanto espandere il numero di persone con disturbi depressivi che accedono al trattamento, ma anche migliorare la qualità della cura erogata.
I percorsi di cura rappresentano uno degli strumenti più importanti a disposizione della sanità pubblica per fare sì che le persone ricevano il trattamento giusto nel momento giusto, strumenti finalizzati a fornire ai pazienti interventi di provata efficacia attraverso una sequenza logica di azioni in un tempo ottimale, sviluppati per diagnosi frequenti, costose e connesse a rischi per la salute del paziente, quale è la depressione».