Dopo aver contribuito alla sconfitta di Salvini in Emilia Romagna, le sardine vanno in "letargo"... ma dopo?
Urne chiuse.C'è chi dice che siano i gesti folli a cambiare il corso della storia, ma noi preferiamo pensare che siano i gesti ordinari a cambiare il mondo in cui viviamo. Non siamo nati per stare sul palcoscenico, ci siamo saliti perché era giusto farlo. Ma ora è tempo di tornare a prendere contatto con la realtà e ristabilire le priorità, innanzitutto personali. Se avessimo voluto fare carriera politica l'avremmo già fatto. E invece, prima di tutto, desideriamo tornare ad essere noi stessi, elettori e cittadini, parenti e amici. Per questo motivo non ci vedrete in TV o sui giornali. La nostra responsabilità è pari a quella che si è assunta ogni persona che oggi si è infilata il cappotto ed è andata a fare una croce da protagonista. È tempo di far calare il sipario e lavorare dietro le quinte per preparare un nuovo spettacolo con tutti voi che vorrete continuare a non essere spettatori qualunque. Fino ad oggi siamo stati una bella favola.Ora chiudiamo il libro e sporchiamoci le mani. Qualsiasi cosa succeda.Ci vediamo a Napoli, Scampia.
Questo è quanto scrivevano le sardine nella propria pagina su Facebook domenica sera, poco dopo la chiusura dei seggi. Un addio come movimento, un arrivederci come partito? Difficile dirlo.
Il dubbio non viene chiarito neppure nel post odierno, che suona comunque come una spada di Damocle contro gli "eccessi" del sovranismo...
È successo.Siamo nati dicendo che eravamo contro il populismo. Oggi siamo consapevoli che, se lo vogliamo, oltre che "contro" possiamo essere “meglio”. E possiamo esserlo con mezzi sconosciuti a chi fa propaganda di mestiere: gratuità, relazioni umane, creatività ed empatia. Nella sua banalità è una notizia che rischia di far saltare tutte le certezze che ci erano state vendute in questi anni grigi. L’esperienza dell’Emilia-Romagna dimostra che le sardine servivano come l’ossigeno, l’esperienza della Calabria dimostra che le sardine da sole non bastano; che la domanda di politica si risveglia se l’offerta è adeguata, coraggiosa e coesa. Il 14 novembre avevamo annunciato che stava prendendo avvio una campagna elettorale difficile. Lo avevamo intuito quando abbiamo letto quel “liberiamo” così offensivo per le strade di Bologna. Ne abbiamo avuto la conferma definitiva quando la memoria di Kobe Bryant è stata associata ad una candidata governatrice il giorno stesso del voto, in pieno silenzio elettorale.Avete toccato il fondo. Più e più volte.Mentre noi riscoprivamo quella cosa meravigliosa che è la politica, voi non perdevate occasione per sminuirla. Vi siete concentrati sull'attaccare gli avversari perdendo di vista i contenuti che anche i vostri potenziali elettori, magari, avrebbero gradito ascoltare. Ci avete sminuiti, sbeffeggiate, umiliati come cittadine e come elettori. Avete attaccato le donne sapendo di generare maggiori interazioni sui social e quindi di ricevere maggiore visibilità. Avete suonato un campanello di troppo e chiesto uno “scusa” di meno. Ma alla fine avete perso. Sonoramente. Nonostante la marea di soldi che continuiamo a non sapere da dove provengano. Nonostante la sregolatezza e i media ossessionati dalle "salvinate" di turno. Nonostante le ore passate a fare selfie con i passanti. Nonostante le sagre di paese che avete occupato. Nonostante i vicoli che ci avete venduto come piazze gremite. Nonostante l’acqua del Po distribuita in Calabria. Ora ci aspettiamo che i media passino al setaccio ogni vostra imprudenza, ogni vostro errore, ogni vostra leggerezza. Un trattamento che tocca a chi perde. E che a maggiore ragione è doveroso quando a perdere è chi ha giocato sporco. Per il vostro mantra delle elezioni subito, oggi dovremmo andare al voto a Forlì e a Ferrara. Secondo il vostro mantra del consenso che tutto concede, dovreste chiedere permesso prima di entrare a Bibbiano, a Riace o al Pilastro, la prossima volta.Adesso tocca a noi.Non ci siamo montati la testa quando abbiamo riempito 142 piazze in tutta Europa, non ce la monteremo adesso che arriva la prima buona notizia da tanto tempo a questa parte.Inizia la fase più dura. Saremo attenti e vigili dove si è già votato, saremo presenti e agguerriti dove si voterà. Soprattutto se lo stile a cui ci avete abituato in Emilia-Romagna e Calabria verrà ripresentato in Puglia, Campania, Marche, Toscana, Liguria, Veneto, Valle d’Aosta, Napoli, Trento e tutte le volte che gli elettori saranno chiamati a scegliere. Le sardine non vanno date per scontate, ma ci saranno. Sempre. Con i loro corpi non manipolabili, con cervelli che non abboccano, con orecchie che pretendono rispetto e con occhi che si accenderanno solo per assistere a spettacoli degni della parola "bellezza".Felici che ogni tanto le parole "Memoria" e "Resistenza" riecheggino così forti e così simili.
Quindi, che cosa faranno in futuro le sardine... oltre a rimaner vigili? Per capirlo dovremo aspettare il prossimo "congresso" che si svolgerà Torino.
E per coloro che pensano che con il progressivo smembramento del Movimento 5 Stelle le sardine possano rappresentarne il naturale sostituto, va ricordato che in un sondaggio di un paio di settimane fa gli elettori che più di altri si riconoscevano nelle sardine erano di area centrosinistra ed una loro discesa in campo - come si dice in casi simili - determinerebbe una perdita di voti per il Partito Democratico.
Forse, però, sulle loro intenzioni può darci qualche indicazione l'evento che le sardine genovesi hanno organizzato per martedì presso il Teatro della Tosse (Sala Trionfo), "dedicato ad approfondimenti su tematiche specifiche come: ambiente, cultura, scuola, sicurezza sul lavoro, sanità, educazione alla non violenza, uguaglianza sociale, solidarietà" e definito come un "momento di informazione e riflessione collettiva, alternato da testimonianze della società civile e proposte pragmatiche da parte di esperti"... proprio come se si trattasse di un partito!