Nel pomeriggio di venerdì, un pattugliatore P72 del 41° stormo dell'Aeronautica Militare di stanza a Sigonella ha avvistato 50 miglia a nord di Tripoli un gommone con 20 persone a bordo che stava affondando. Prima di lasciare la zona, perché il carburante si stava esaurendo, l'aereo ha lanciato 2 zattere Coastal che si sono aperte.

La nave Sea-Watch 3, che in quel momento si trovava a sud di Malta, in ascolto via radio viene a conoscenza del problema, notando che un mercantile che si trovava nelle vicinanze non era intervento per prestare soccorso.

Sea-Watch chiede allora al centro di Roma informazioni al riguardo, ma Roma si rifiuta di fornirle, comunicando che è la Libia ad essere responsabile dell'intervento. L'equipaggio di Sea-Watch cerca così di comunicare con gli ufficiali libici in inglese, francese, italiano ed arabo, ma senza sucesso.

Nonostante la nave della Ong sia distante 10 ore di navigazione dall'area di avvistamento, non avendo informazioni sull'attivazione di altre navi per effettuare un'operazione di soccorso, cambia rotta e si dirige ad Est, verso la zona del naufragio.

Nel frattempo, in base a quanto riportato in un comunicato stampa della Marina italiana, appena ricevuta l'informazione del naufragio, il cacciatorpediniere Caio Duilio (distante oltre 110 miglia, 200 chilometri, dall'area) fa decollare il proprio elicottero SH 90 per portare aiuto. Giunto in zona, l'elicottero recupera, con due diverse missioni, tre naufraghi in ipotermia, uno dall'acqua e due da una delle zattere di salvataggio lanciate in precedenza. L'altra zattera risulta vuota.

Una volta a bordo della Duilio, i tre naufraghi sono stati stabilizzati e trasferiti in elicottero all'ospedale di Lampedusa.

La Marina ha poi comunicato che le ricerche sarebbero continuate sotto il coordinamento del Libyan Rescue Coordination Center, che aveva preso in carico l'intervento di soccorso e dirottato sulla scena un mercantile di bandiera liberiana, con il supporto del P 72 e dell'elicottero di nave Duilio al rientro da Lampedusa.

In tarda serata, Sea-Watch 3 è giunta nell'area del naufragio ma senza trovare nessuna persona da salvare. Nel buio della notte ha potuto vedere solo le 2 zattere di salvataggio lanciate qualche ora prima dall'aereo della Marina Militare.

Nessuna informazione ulteriore al riguardo da parte delle autorità italiane e libiche. Pertanto, è da ritenersi che delle 20 persone a bordo del gommone affondato, solo 3 siano quelle sopravvissute.

Il ministro dell'Interno Salvini ha voluto commentare la vicenda, scrivendo su Facebook queste parole: «Altri morti al largo della Libia. Finché i porti europei rimarranno aperti, finché qualcuno continuerà ad aiutare i trafficanti, purtroppo gli scafisti continueranno a fare affari e a uccidere.»

 

Aggiornamento. Nella mattinata di sabato il numero delle vittime di questo naufragio è salito a circa 120. A riferirlo è stato il portavoce dell'Organizzazione Internazionale per le Migrazioni (OIM), Flavio Di Giacomo.

Questa la sua dichiarazione pubblicata sulle agenzie: «I tre sopravvissuti arrivati a Lampedusa ci hanno detto che erano in 120. Dopo 11 ore di navigazione hanno imbarcato acqua e hanno cominciato ad affondare e le persone ad affogare. Sono rimasti diverse ore in acqua. Tra i dispersi, al momento 117, ci sono 10 donne, di cui una incinta, e due bambini, di cui uno di 2 mesi.»

Stavolta, il ministro dell'Interno Matteo Salvini non è riuscito a rilasciare alcuna comunivazione al riguardo.