La commissione incaricata di modificare la legge elettorale in vigore per la Camera (Italicum), in base a quanto era stato stabilito nella Direzione nazionale del Partito nella riunione del 10 ottobre, nelle scorse settimane ha impostato il proprio lavoro sulla base delle indicazioni contenute nella relazione del segretario Matteo Renzi e delle valutazioni emerse in fase di discussione. 

Tre i punti su cui hanno lavorato i membri della commissione, Lorenzo Guerini, Matteo Orfini, Luigi Zanda, Ettore Rosato e Gianni Cuperlo: 

- Premio di lista / premio di coalizione 
- Ballottaggio / turno unico 
- Modalità di espressione della volontà degli elettori nella scelta degli eletti. 

Per quanto riguardava poi la futura elezione dei senatori, vi era già l'accordo sulla proposta di legge a firma Fornaro Chiti.

La commissione ha tenuto ben (!) tre riunioni, interpellando anche le opposizioni che però si sono rese indisponibili ad una verifica parlamentare prima del referendum costituzionale del 4 dicembre.

Tenendo come riferimenti i principi di governabilità e rappresentanza, la commissione ha "partorito" le seguenti indicazioni per la modifica dell'Italicum: 

- La preferenza per un sistema di collegi inteso come il più adatto a ricostruire un rapporto di conoscenza e fiducia tra eletti ed elettori.

- la definizione di un premio di governabilità (di lista o di coalizione) che consenta ai cittadini, oltre alla scelta su chi li deve rappresentare, la chiara indicazione su chi avrà la responsabilità di garantire il governo del Paese attraverso il superamento del meccanismo di ballottaggio.

Il "frutto" di tanto "arduo" lavoro sarà sottoposto all’Assemblea nazionale, alla Direzione e ai gruppi parlamentari del Partito Democratico di Camera e Senato per le relative valutazioni e la conseguente traduzione in un Ddl da discutere in Parlamento con le altre forze politiche e realtivi gruppi parlamentari.

La risposta della sinistra PD al lavoro della commissione arriva dal leader in pectore, Roberto Speranza: «Il documento non guarisce la ferita aperta. L’Italicum, approvato con la forzatura della fiducia, resta vigente. Serve una nuova legge non una traccia di intenti generica e ambigua che non cambia le cose.
Su un tema così importante che riguarda la nostra democrazia il PD, che pure ha i numeri in parlamento per essere determinante, non può pensare di cavarsela con una paginetta fumosa».

Di tutt'altro avviso il parere del presidente del PD, Matteo Orfini: «In queste settimane ho lavorato insieme a Lorenzo Guerini, Ettore Rosato, Luigi Zanda e Gianni Cuperlo sulla legge elettorale. Avevamo ricevuto dalla direzione il mandato a cercare un accordo sulle modifiche possibili. Sono stati giorni complicati, scanditi da continue dichiarazioni che mostravano sfiducia nella possibilità di riuscire. Ma anche dalle parole della nostra gente a Piazza del Popolo e nelle tante iniziative in giro per l'Italia: "restate uniti", ci ripetevano di continuo. Questo è l'obiettivo che ci ha guidato, cercare di non deludere quelle persone. Oggi possiamo dire di esserci riusciti...
Nel documento c'è una proposta dettagliata e si indica un percorso chiaro per attuarla.
Questa è una bella giornata per il Pd. Grazie a tutti quelli che ci hanno creduto e che non si sono rassegnati alle divisioni.»

Sulla stessa lunghezza d'onda di Orfini, ovviamente, è anche l'Unità che descrive entusiasticamente l'accordo come un ritorno alla ragione di Cuperlo, facendolo passare come se fosse l'accettazione del Sì da parte di un'intera area, all'interno del PD, più che una decisione personale quale in realtà è.

"Con la scelta odierna di Cuperlo - scrive l'Unità - cambia anche la geografia interna del Pd. Lui stesso è il primo a esserne consapevole: «So per primo che l’intesa raggiunta non ricompone la frattura consumata nella sinistra, dentro e fuori il Pd – afferma -. Vedo e ascolto i tanti, anche autorevoli, convinti che solo il No al referendum potrà cambiare la legge elettorale. Io ho lavorato per ridurre quella forbice e avrei voluto un esito diverso».

Adesso invece c’è una posizione di sinistra intransigente (quella di Bersani e D’Alema) e una che non rompe con Renzi e che può giocare un ruolo importante, nell’immediato, a portare acqua al mulino del Sì; e in prospettiva a ricucire un filo con quella parte di Pd critico verso il premier-segretario ma pur sempre legata all’idea del partito a vocazione maggioritaria e perciò pluralista. Ed è un gesto che indebolisce la minoranza allontanando ancor di più l’ala bersaniana."

Il nemico è indebolito, questo è importante! È il solito ritornello che ormai si ripete, identico e ossessivo nella propaganda PD. Renzi, per mantenere la guida del partito e del governo, non potendo far conto sui contenuti che sono riassumibili in favori e mance elettorali, si affida solo alla possibilità di indebolire le opposizioni - anche quella all'interno del suo partito - in una continua ed estenuante lotta tra buoni e cattivi, con cui distrarre l'opinione pubblica per creare delle "tifoserie" che guardino alla bandiera e non ai risultati prodotti.

E questo era lo scopo della messa in scena della commissione: generare un documento con vaghe promesse da poter poi sventolare sotto il naso dei sostenitori delle tesi della minoranza per dimostrare che i renziani tengono fede ai patti... anche se, come si è visto in quasi tre anni di governo, le promesse di Renzi sono scritte sulla sabbia e vanno lette di fronte ad uno specchio, dato che ogni cosa da lui fatta è sempre stata l'esatto contrario di ciò che aveva detto in precedenza.

Quanto stabilito dalla commissione dovrebbe riguardare una nuova ripartizione dei collegi, assegnare il premio di maggioranza alla lista dei partiti che si sono presentati in coalizione ed eliminare il ballottaggio. In pratica, si tratterebbe di ripristinare il porcellum con un nome diverso ed avere la quasi totale certezza che il M5S non possa vincere le elezioni e governare il paese.

Purtroppo per la commissione, per Renzi e per il PD, il pericolo che la nuova legge elettorale insieme alla riforma costituzionale possano limitare i diritti e le garanzie delle minoranze rimane inalterato... con buona pace di Cuperlo e della sua becera ipocrisia.