L'uomo che sfidò Cesare
Vercingetorige
Nella roccaforte di Alesia il condottiero gallico Vercingetorige capo della tribù degli arverni si guardò intorno. Il suo nemico il generale romano Giulio Cesare aveva fatto costruire tutto intorno ad Alesia una lunga serie di fortificazioni per isolare la fortezza e una seconda seconda serie di fortificazioni per difendersi dall’esterno. Fu una grande mossa per Cesare. Infatti Vercingetorige era riuscito da quasi un’anno ad unire sotto la sua guida molte tribù galliche per combattere uniti contro i romani e da quando si era arroccato nella fortezza aveva chiamato in suo aiuto tutti i suoi alleati per rompere l’assedio romano. Entrambi erano determinati a prevalere l’uno sull’altro. Tra i due comandanti chi avrebbe vinto?
Dal 58 al 53 A.C. l’ambizioso romano Caio Giulio Cesare all’epoca proconsole guidò una serie di campagne vittoriose alla conquista della Gallia.
Con la conquista della Gallia nel 52 A.C serpeggiò il malcontento tra le diverse tribù galliche fino a sfociare in diverse rivolte. Per Cesare sarebbe stato semplice sottomettere queste nuove rivolte, se non fosse che si presentò un temibile avversario. Quel avversario era il capo della tribù degli arverni Vercingetorige. Un uomo capace, leader carismatico e astuto comandante. Vercingetorige tramite messi e ambasciate riuscì ad unire in un unico fronte molte tribù galliche per combattere uniti contro i romani.
Nominato comandante delle truppe galliche Vercingetorige non perse tempo e organizzò attraverso una dura disciplina sulle orme di quella romana un grande esercito ben organizzato che non aveva precedenti in Gallia. Cesare si mosse velocemente per fronteggiare la minaccia ma Vercingetorige pianificò una buona strategia voluta per evitare scontri diretti con i romani ma logorare con guerriglia e la terra bruciata per lasciare senza cibo le legioni romane. I Galli bruciarono città e fortezze mentre Cesare si trovò seriamente isolato e in difficoltà di rifornimenti.
Tuttavia la battaglia decisiva tra i due avviene ad Alesia una fortezza ben protetta e difficile da conquistare. Cesare evitò assalti diretti ordinando la costruzione di una lunga serie di fortificazioni intorno ad Alesia per isolarla e prenderla per fame e nulli furono i tentativi dei galli per impedirne la costruzione. Ma poco prima del completamento delle fortificazioni Vercingetorige mandò la sua cavalleria per tutta la Gallia per chiamare a raccolta un grande esercito di soccorso, mentre egli prese tutte le misure necessarie per resistere all’assedio. Sia Vercingetorige all’interno che i galli all’esterno non detterò tregua. Furono giorni molto difficili per entrambe le parti. I romani si trovarono in seria difficoltà. Nel momento decisivo della battaglia i galli attaccarono su tutti i fronti e i romani rischiarono di essere quasi sopraffatti. Ma alla fine i romani riuscirono finalmente a sconfiggere l'esercito di soccorso e Vercingetorige riparò di nuovo ad Alesia.
continuare l'assedio significava morire di fame. Vercingetorige si rese conto che non c’era più nulla da fare e decise di arrendersi. Plutarco(storico e filosofo greco) descrisse così la resa di Vercingetorige:
« Vercingetorige, indossata l’armatura più bella, bardò il cavallo, uscì in sella dalla porta della città di Alesia e, fatto un giro attorno a Cesare seduto, scese da cavallo, si spogliò delle armi che indossava e chinatosi ai piedi di Cesare, se ne stette immobile, fino a quando non fu consegnato alle guardie per essere custodito fino al Trionfo. ».
Conclusione
La resa di Vercingetorige segnò la fine per il popolo dei galli che d’allora in poi sarebbero entrati a far parte del mondo romano e la loro cultura fi distrutta. Vercingetorige fu tenuto prigioniero per sei anni fino al trionfo di Cesare dove in seguito venne strangolato nel 46 A.C. Ma non fu dimenticato venendo riscoperto secoli dopo, visto come figura importante per la storia e il nazionalismo francese.
Fonti: De Bello Gallico e La battaglia di Alesia: articolo del sito Romano Impero