Alla fine si è riunito alle 22 di sabato il Consiglio dei Ministri che avrebbe dovuto approvare già a fine mattinata il Recovery Plan o Piano nazionale di ripresa e resilienza. Questo perché non vi era ancora il via libera dei partiti della maggioranza e, soprattutto, della Commissione Ue. 

Questo il comunicato del governo dopo la riunione del CdM.

Il Ministro dell’economia e delle finanze Daniele Franco ha svolto una informativa al Consiglio dei Ministri in merito al Piano per la ripresa e la resilienza, di cui all’articolo 18 del Regolamento (UE) n. 2021/241 del Parlamento europeo e del Consiglio del 12 febbraio 2021, e al Fondo nazionale complementare.L’Italia è la prima beneficiaria, in valore assoluto, dei due principali strumenti del programma Next Generation EU (NGEU), predisposto dall’Unione Europea in risposta alla crisi pandemica e che prevede investimenti e riforme per accelerare la transizione ecologica e digitale, migliorare la formazione delle lavoratrici e dei lavoratori e conseguire una maggiore equità di genere, territoriale e generazionale. Si tratta del Dispositivo per la Ripresa e Resilienza (RRF) e del Pacchetto di Assistenza alla Ripresa per la Coesione e i Territori di Europa (REACT-EU). Il solo RRF garantisce risorse per 191,5 miliardi di euro, delle quali 68,9 miliardi sono sovvenzioni a fondo perduto, da impiegare nel periodo 2021-2026.Il Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (PNRR) prevede un corposo e organico pacchetto di investimenti e riforme, con l’obiettivo di modernizzare la pubblica amministrazione, rafforzare il sistema produttivo e intensificare gli sforzi nel contrasto alla povertà, all’esclusione sociale e alle disuguaglianze, per riprendere un percorso di crescita economica sostenibile e duraturo rimuovendo gli ostacoli che hanno bloccato la crescita italiana negli ultimi decenni. Si articola in 6 Missioni (digitalizzazione, innovazione, competitività, cultura; rivoluzione verde e transizione ecologica; infrastrutture per una mobilità sostenibile; istruzione e ricerca; inclusione e coesione; salute) e 16 Componenti.Il Piano è in piena coerenza con i sei pilastri del NGEU e soddisfa i parametri fissati dai regolamenti europei, con una quota di progetti “verdi” pari al 40 per cento del totale e di progetti digitali del 27 per cento. Il 40 per cento circa delle risorse territorializzabili sono destinate al Mezzogiorno, a testimonianza dell’attenzione al tema del riequilibrio territoriale. Il Piano è fortemente orientato all’inclusione di genere e al sostegno all’istruzione, formazione e occupazione dei giovani e contribuisce a ciascuno dei sette progetti di punta (European flagship) della Strategia annuale sulla crescita sostenibile dell’UE. Gli impatti ambientali indiretti sono stati valutati e la loro entità minimizzata, in linea con i principi che ispirano il NGEU.Il Governo intende attuare quattro importanti riforme di contesto: pubblica amministrazione, giustizia, semplificazione della legislazione e promozione della concorrenza.Gli investimenti previsti avranno un impatto significativo sulle principali variabili macroeconomiche e miglioreranno in maniera importante gli indicatori sui divari territoriali, l’occupazione giovanile e quella femminile. Il programma di riforme potrà ulteriormente accrescere questo impatto.Inoltre, nel quadro di una più ampia e ambiziosa politica di ammodernamento del Paese, il Governo intende aggiornare e perfezionare le strategie nazionali in tema di sviluppo e mobilità sostenibile, ambiente e clima, idrogeno, automotive, filiera della salute.Alle risorse previste dal PNRR si aggiungono quelle della programmazione nazionale complementare, quelle rese disponibili dal REACT-EU e quelle derivanti dalla programmazione dei fondi strutturali e di investimento UE.


Così l'opposizione al Governo, rappresentata da Fratelli d'Italia, ha commentato tramite una dichiarazione di Giorgia Meloni la presentazione del Recovery Plan:

«In Cdm il premier Draghi e il Ministro Franco hanno fatto sapere che il Recovery Plan italiano ha ricevuto il “disco verde” della Commissione europea. Peccato che il Parlamento italiano avrebbe dovuto discutere e approvare il PNRR prima che questo fosse sottoposto dal Governo alla UE. Invece nessuno in Italia ha ancora visto il testo, nonostante il Parlamento lo debba votare martedì. Democrazia italiana, Costituzione e sovranità popolare buttate nella discarica. Tutto normale? Il presidente del Senato Casellati e il presidente della Camera Fico non hanno proprio nulla da dire? Al Capo dello Stato sta bene così? Fratelli d’Italia non sarà complice di questo scempio».

Pretestuose le dichiarazioni di Giorgia Meloni? Affatto, considerando che sono state alla base della caduta del Governo Conte. Matteo Renzi, infatti, aveva fatto fuoco e fiamme contro l'allora premier Conte, accusandolo di aver delegato a tecnici la stesura e l'attuazione del Recovery Plan che invece avrebbe dovuto essere discussa e approvata dal Parlamento... senza dimenticare che il piano di Conte, sempre secondo il senatore di Rignano, era già da considerare fuori tempo massimo.

Bene, adesso che dei tecnici non eletti da nessuno hanno concordato con l'Ue il Recovery Plan il cui testo il Parlamento non conosce e non ha mai visto, ma che dovrà approvare forzatamente a scatola chiusa, dato che dovrà essere presentato ufficialmente a Bruxelles non oltre il  30 aprile, ecco che cosa dicono al riguardo gli esponenti del partito di Matteo Renzi, Italia Viva...

La dichiarazione di Teresa Bellanova:

«Bene le notizie di questi minuti secondo le quali grazie all’azione autorevole del Presidente Draghi sembra essere stato raggiunto l’accordo con l’Europa sul PNRR. Un passaggio importante, non facile, nonostante il precedente premier lo avesse dato per scontato, restando, come più volte avevamo d'altronde sottolineato, ben lontano dall'arrivarci.Conosceremo i dettagli del Piano nelle prossime ore, ma spero sia evidente soprattutto a chi mi e ci accusava di portare avanti una battaglia strumentale che il Piano di Conte non era assolutamente all’altezza di questa grande sfida. Lo dimostrano le 400 pagine di modifiche presentate da Camera e Senato, segno che molto andava cambiato.Ci siamo fatti carico per primi di questa battaglia, fino a lasciare i nostri posti e dimetterci. Spiace essere stati in solitudine in quella che più volte ho definito una “battaglia contro la mediocrità”.Spiace essere stati additati come disfattisti o traditori, trasformando una legittima richiesta di serietà a favore del Paese in un ring politico.Spero sia chiaro a tutti che gli unici responsabili che valeva la pena cercare dentro e fuori il Parlamento erano quelli che avevano a cuore il destino del Paese.E non certo le sorti personali.Se oggi possiamo scrivere un’altra storia,direi che ne è valsa davvero la pena.Perché l’Italia merita il meglio».

La dichiarazione di Marco Di Maio:

«Senza l’autorevolezza e la forza del presidente Draghi, oggi avremmo un recovery plan ancora in bilico e rimaneggiato dalle istituzioni europee. La sua presenza al Governo, tanto più in questo momento storico, è un bene per l’Italia.Ne valeva la pena».

Va bene che l'Italia è un Paese senza memoria, ma in questo caso si sta davvero esagerando!