Conte sul Recovery Fund: il negoziato prosegue
Il negoziato prosegue è quanto ha postato Conte su Twitter a commento del vertice ristretto che ha preceduto l'inizio dei lavori della seconda giornata del Consiglio europeo.
Vi hanno partecipato, oltre a Conte, la cancelliera tedesca Angela Merkel, il presidente francese Emmanuel Macron, il premier spagnolo Pedro Sanchez, il primo ministro olandese Mark Rutte e, naturalmente, il presidente del Consiglio Ue Charles Michel e la presidente della Commissione Ursula Von Der Leyen.
Motivo del vertice ristretto? Verificare che esistano le condizioni perché il nuovo piano, l'ennesimo delle ultime ore, elaborato ancora una volta dal presidente Michel possa essere un punto di partenza accettabile da tutti i Paesi europei.
La diatriba, nella sostanza, si basa sul fatto che l'Olanda, in primis, vuole legare il Recovery Fund ad una sorta di do ut des in base a come un Paese utilizzi questi soldi. Ma, accettando questa linea, si finirebbe per creare un sistema non dissimile da quello della famosa "troika" che ha governato la Grecia negli anni scorsi. In questo caso la troika, probabilmente, sarebbe costituita da Commissione Ue e Consiglio europeo.
L'Olanda, la piccola Olanda, si è promossa a capofila di questa linea perché a breve si terranno le elezioni politiche e il premier Rutte deve far vedere di non essere da meno dei suoi avversari nel contrastate il presunto lassismo dei Paesi del sud Europa. Chi sono i suoi avversari? Quelli che dicono "prima gli olandesi", a loro volta alleati di quelli che in Italia dicono "prima gli italiani" e, allo stesso tempo, se la prendono con l'Europa perché non aiuta l'Italia. Difficile dire se tutto ciò sia più da ridere o più da commiserare.
In ogni caso, quale sarebbe l'ultimo piano presentato da Michel?
Questo è come lo riportano alcune fonti stampa (Ansa, Rai News...):
Recovery fund tagliato nella parte sussidi (da 500 a 450), "rebates" più alti, chiave di distribuzione modificata (60% dei fondi distribuiti in base a Pil e disoccupazione degli ultimi 5 anni, e 40% in base al calo della crescita solo dell'ultimo anno), freno di emergenza sulla governance, con la possibilità per i Paesi di bloccare l'esborso dei fondi e chiedere l'intervento del Consiglio. La nuova proposta prevede anche un "super-freno di emergenza", in base al quale lo Stato membro può fare richiesta "entro tre giorni", di portare la questione "senza ritardi" al Consiglio europeo, o all'Ecofin, per "affrontare" la preoccupazione "in maniera soddisfacente".
Ieri la discussione è terminata a tarda notte senza che si arrivasse ad un punto d'incontro. Oggi l'incontro continuerà... da capire se andrà avanti ad oltranza, anche domenica, per trovare comunque un accordo oppure se i vari leader alzeranno bandiera bianca. Da non dimenticare che anche un compromesso può alla fine risolversi in un fallimento.