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La Uefa, l'omofobia e la "tutela" dell'Ungheria nella partita contro la Germania

La UEFA oggi è orgogliosa di indossare i colori dell'arcobaleno.L'arcobaleno è un simbolo che promuove tutto ciò in cui crediamo - una società più giusta ed egualitaria, tollerante verso tutti, al di là di provenienza, credo o genere.Alcune persone hanno interpretato come una scelta "politica" la decisione della UEFA di rifiutare la richiesta della città di Monaco di Baviera di illuminare l'Allianz Arena con i colori dell'arcobaleno per una partita di Euro 2020. Al contrario, è stata la richiesta a essere politica poiché legata alla presenza della nazionale ungherese in quello stadio per la partita che disputerà questa sera con la Germania.Per la UEFA, l'arcobaleno non è un simbolo politico, ma un segno del nostro fermo impegno per una società migliore e inclusiva.

Quella appena riportata è l'ipocrita nota diffusa dalla Uefa e dal suo presidente per dire no alla richiesta che gli era pervenuta dal sindaco di Monaco di Baviera, Dieter Reiter, che ha poi replicato in questi termini ad Aleksander Ceferin:

"La decisione dell'Uefa è vergognosa e la città risponderà decorando i suoi palazzi dei colori arcobaleno".

Il corto circuito in cui è incorso Ceferin è alquanto evidente. Nel voler tenere fuori la politica dal calcio ha finito per farcela entrare con tutte e due i piedi, scarpe comprese, perché a questo punto, ahi lui, chiunque finirà per credere che, a seguito della sua decisione, il presidente dell'UEFA sia favorevole o comunque non contrario (se esiste una differenza tra le due ipotesi) alle politiche omofobe e razziste della parafascista Ungheria del presidente Orban, tanto care ai suoi simili in tutta Europa, compresi i due capipopolo italiani Salvini e Meloni. 

Inoltre, la scelta di Ceferin di voler nascondere il parafascismo ungherese è ancor più grottesca in considerazione dell'inchiesta sui versi da scimmia rivolti ai calciatori di Francia e Portogallo proprio dalla tifoseria ungherese.

Ma se la Uefa non fa politica, perché allora combattere la discriminazione razziale? Infatti, secondo la Uefa, combattere la discriminazione razziale non sarebbe una scelta politica?

L'altra domanda che sorge spontanea, di conseguenza, è rappresentata dal perché allora la Uefa si opponga alla discriminazione razziale e non a quella nei confronti della comunità LGBT+... Forse ritiene quest'ultima giusta e dovuta?

Probabilmente Ceferin non conosce ciò che aveva detto Aristotele già qualche "annetto" fa (ammesso che conosca chi sia Aristotele): 

"L'uomo è un animale politico".

Pertanto, in base a ciò, tutto ciò che l'uomo pensa e fa finisce per avere un fine politica.

Autore Mauro Sartini
Categoria Sport
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