Nella sua prima intervista dopo aver raggiunto un pieno accordo con l'Ue sulla Brexit, rilasciata al Sunday Telegraph, Johnson ha detto che a breve arriveranno per il Regno Unito "grandi cambiamenti", definiti opportunità da cogliere.

Sicuramente Johnson ha ragione in merito. Quello che però in questo momento neppure lui può assicurare è se tali cambiamenti possano effettivamente avvantaggiare i cittadini britannici... tutti i cittadini britannici.

Ad esempio, quando andranno in un supermercato a fare la spesa, a partire dal prossimo anno, i prezzi dei prodotti sugli scaffali saranno praticamente quasi identici a quelli attuali. In tal senso non ci saranno aumenti significativi, come ha ribadito anche l'a.d. di una quelle più grandi catene di distribuzione del Regno Unito.

I problemi però, potrebbero arrivare dalla City. I servizi finanziari sono per Londra e per l'Inghilterra una specie di Mecca. Banche e assicurazioni, però, dal 1 gennaio non avranno lo stesso accesso ai mercati dell'Ue così come era concesso loro in precedenza e lo stesso Johnson ha ammesso che l'accordo raggiunto non soddisfa completamente le sue aspettative, aggiungendo però che per i servizi finanziari non cambierà nulla rispetto a prima.

Rimane da vedere se la penseranno così anche gli operatori finanziari. Se non fossero dello stesso avviso, sarebbe un bel problema per il premier britannico, dato che per ogni 14 persone impiegate in Gran Bretagna, una lavora nella City.

Per i pescatori britannici invece, secondo la National Federation of Fishermen's Organization, l'accordo sulla Brexit penalizza e molto il settore, garantendogli solo una piccola parte di ciò a cui il Regno Unito avrebbe diritto in base ai trattati internazionali. In sostanza, secondo la NFFO, il settore della pesca è stato sacrificato pur di permettere al Regno Unito di raggiungere comunque un accordo.

E ancor più critici si sono dichiarate le autorità scozzesi e i rappresentanti dell'SNP eletti alla Camera dei Comuni. Per entrambi, la Brexit sarà un "disastro per la Scozia" perché ne impedirà l'accesso al mercato unico più grande al mondo, mettendo fine alla libertà di movimento degli scozzesi all'interno dell'Europa, oltre ad imporre montagne di burocrazia. Il paradosso, nel caso della Scozia, è costituito anche dal fatto che il referendum con cui voleva separarsi dal Regno Unito è stato vinto di poco dagli "unionisti", proprio perché in caso contrario sarebbe venuta meno - almeno per un certo periodo - la permanenza del Paese all'interno dell'Ue. 

L'accordo raggiunto alla vigilia di Natale sarà votato dal Parlamento britannico entro il 30 dicembre, mentre per l'Europa, entro l'anno, si esprimeranno al riguardo i rappresentanti dei 27 Stati del Consiglio europeo. L'approvazione definitiva avverrà solo con il voto del Parlamento europeo che sarà espresso entro il prossimo febbraio.