Theresa May ha in programma di riunire questo giovedì il proprio governo per decidere se partecipare o meno all'attacco in Siria che Stati Uniti e, a quanto pare, Francia sono in procinto di lanciare nelle prossime ore. Per trovarsi comunque pronta, la May ha già fatto posizionare alcuni sottomarini britannici al largo delle coste siriane.

Nonostante le proteste del partito laburista, la decisione del primo ministro britannico di attaccare o meno la Siria non passerà al vaglio del Parlamento. Secondo alcune fonti di stampa locali, l'attacco alla Siria potrebbe essere lanciato entro giovedì o dopo la mezzanotte.

L'attività investigativa che dovrebbe determinare se a Douma siano o meno state usate armi chimiche da parte di Assad, almeno ufficialmente, non è ancora conclusa e una dichiarazione in tal senso non è stata ancora pubblicata.

Nel frattempo, secondo fonti statunitensi, l'aviazione siriana avrebbe riposizionato i propri aerei per limitare sorprese e danni di un attacco missilistico. Lo stesso Assad avrebbe già lasciato da giorni la propria residenza a Damasco.

Nel frattempo, Douma, la città colpita nello scorso fine settimana dal presunto attacco chimico è adesso sotto il controllo della Siria e della Russia, la cui polizia militare garantirebbe la sicurezza nell'area.

Un attacco alla Siria potrebbe avere conseguenze inimmaginabili, non solo in base a come potrebbe reagire la Russia, ma anche in relazione ad un possibile intervento israeliano e a come potrebbe reagire Teheran che, da tempo, ha approfittato del caos in Siria per installare proprie basi militari nell'area intorno alla capitale Damasco.

E non va neppure dimenticato che l'Arabia Saudita ha tutto l'interesse, per questioni religiose, nel supportare un attacco alle basi iraniane, per evitare che possa realizzarsi il disegno degli ayatollah di estendere l'influenza degli sciiti in un'area che, dall'Iran, possa arrivare tramite il nord dell'Iraq e della Siria fino al Libano.