Giovedì, la Corte Suprema di Cassazione ha reso note le motivazioni della decisione presa lo scorso gennaio, in base alla quale aveva rigettato il ricorso della Procura di Agrigento sulla mancata convalida dell'arresto di Carola Rackete.

Secondo gli "ermellini", Carola Rackete si è comportata correttamente, "seguendo le disposizioni sul salvataggio in mare, perché l’obbligo di prestare soccorso non si esaurisce nell'atto di sottrarre i naufraghi al pericolo di perdersi in mare, ma comporta l’obbligo accessorio e conseguente di sbarcarli in un luogo sicuro".

Quella della Rackete, pertanto, è stata una scelta "giustificata" dal rischio di pericolo sussistente per le vite dei migranti a bordo della sua nave. 

Inoltre, è stata esclusa anche la qualifica di nave da guerra per la motovedetta della Gdf, poiché "al comando non c'era un ufficiale della Marina militare - come prescrivono le norme - ma un maresciallo delle Fiamme Gialle.


Quasi inutile sottolineare che l'ex ministro dell'Interno Salvini ha commentato la decisione della Cassazione con le sue solite affermazioni (fuori luogo)... sempre le stesse, tanto che diventa persino superfluo riportarle. D'altra parte, è però comprensibile il suo astio, perché quanto accaduto conferma che l'impostazione dei suoi decreti sicurezza - per quanto riguarda i  migranti - fa "acqua" da tutte le parti, come all'epoca in molti avevano più volte ripetuto.


Invece, è utile ricordare che da aprile, l'ong Sea Watch potrà contare su un'altra nave di soccorso, la Sea-Watch 4, acquistata all'asta dall'alleanza United4Rescue e "battezzata" oggi a Kiel.