"Sarà una decisione rapida quella relativa alla nomina del nuovo Consigliere economico in capo alla Casa Bianca. Molte persone attendono un lavoro - ha scritto Trump su twitter. - Sceglieremo con saggezza."

Questo perché Gary Cohn, responsabile delle scelte economiche di Donald Trump, martedì ha rassegnato le proprie dimissioni, senza precisarne ufficialmente il motivo. Cohn era stato l'artefice della riforma fiscale voluta dal presidente Usa ed approvata non molto tempo fa... uno dei cavalli di battaglia della sua campagna elettorale.

Anche se non detto ufficialmente, le dimissioni di Cohn sono dovute ad un disaccordo sui dazi da applicare alle importazioni di acciaio e alluminio, da molti considerate una misura protezionistica che scatenerà una guerra commerciale e porterà ad una diminuzione dei posti di lavoro negli Stati Uniti: l'esatto contrario per cui tale decisione è stata presa.

Cohn, evidentemente, è da considerarsi tra coloro che condividono tale opinione e, per tale motivo, ha rassegnato le proprie dimissioni. Poiché l'ex consulente economico era anche una specie di argine a coloro che all'interno dell'amministrazione Trump vogliono spingere su politiche protezionistiche che favoriscano gli "interessi americani", c'è da credere che prossimamente questa sui dazi sarà seguita da altre decisioni che non potranno non segnare, sempre più in negativo, i rapporti tra gli Usa e gli altri Paesi.

Paesi che non stanno certo a guardare, tanto che questo mercoledì in 18 - compresa la Cina - hanno sollevato presso il WTO le loro preoccupazioni per quanto Trump avrebbe intenzione di mettere in atto, minacciando a loro volta ritorsioni contro gli Stati Uniti.

Ma anche nel Congresso Usa gli stessi repubblicani sono perplessi riguardo le misure di Trump, tanto che lo stesso portavoce della Camera dei rappresentanti Paul Ryan, repubblicano, ha dichiarato che lo spettro dei dazi è troppo ampio ed andrebbe ristretto, seppur riferendosi genericamente a "misure più chirurgiche e più mirate".

La sua preoccupazione è riferita al Wisconsin, suo Stato di provenienza, che potrebbe essere danneggiato dalle ritorsioni che, in caso di guerra commerciale, l'Europa metterebbe in campo. Ma anche al Senato sono in molti i repubblicani ad esser contrari. Infatti, la loro preoccupazione è determinata dalla quasi certezza che per alcuni produttori l'esser costretti a rifornirsi da acciaierie americane farà sì che i prodotti finiti risulteranno troppo cari con conseguenti ripercussioni negative su vendite, posti lavoro e nuovi investimenti. In pratica, l'inizio di una nuova recessione.

Uno scenario che però non sembra essere compreso da Trump che invece crede che le conseguenze della sua scelta saranno del tutto diverse, come dimostra la seguente dichiarazione.

 


Su come la pensino in proposito anche i principali protagonisti dell'economia, le aziende, ne è testimone l'apertura della borsa americana che questo mercoledì ha commentato negativamente le dimissioni di Cohn, con un diffuso ribasso delle quotazioni in apertura dei mercati che ha colpito i principali colossi americani dell'industria manifatturiera.