Come andarono dunque i fatti, secondo l’accusa?
Il giovane Lorenzo, scioperato, esiliato dal clan familiare, indebitato e propenso alla scorrettezza nei comportamenti sessuali, punta Milena, intravista o forse appena conosciuta nei giri di Albaro che ancora intratteneva, e inizia a farle la posta platealmente sotto la scuola; in qualche modo la convince a salire in macchina ma, da autentico balordo qual è, smarrisce subito anche un minimo di senso criminale, non sa gestire la situazione e la strangola; tenta poi di sotterrarla, ma la fossa è compromettente, ragion per cui egli ritorna sul posto, prende il corpo, lo zavorra abilmente ( dopotutto è un sub) e la butta in mare sperando nelle correnti, che però lo tradiscono e restituiscono le spoglie della poveretta dopo venti giorni. Indizi, prove? Vengono evidenziati soprattutto i primi, ritenuti alla fine così numerosi, coerenti e concordanti da assurgere a rango di prova (almeno con il vecchio codice penale).
Infatti, in casa sua vengono trovati appunti con scritto «affondare, canale di calma della Fiera»; «seppellire», «murare»,. «Ore 8; ora X; ore 9 telefonata nT 1, con fornitura prove; ore 9,30, telefonata nT2, con conferma pagamento; ore 13, telefonata nT 3 per contatti con la famiglia dell' ostaggio; ore 1,30, telefonata nT 4 con istruzioni» “ strangolare, seppellire, affondare”; in una tasca della giacca si rinviene il numero telefonico della scuola svizzera; manca una cintura da sub in un suo magazzino; non c’è alibi. Si deduce, dalla somma degli elementi, che è stato lui a buttare lo zaino di Milena in un aiuola di corso Italia, dove verrà trovata quando ancora si pensa al rapimento, e a fare la telefonata con richiesta di riscatto alla famiglia (peraltro accettata senza condizioni dal signor Arturo). La borsa con i soldi doveva essere consegnata appunto in corso Italia, noto lungomare genovese, ma nessuno si presenterà mai, perché la ragazza è stata uccisa lo stesso 6 maggio. Bozano da tempo parlava di un simile gesto con gli amici.
Tutto a posto, allora? Probabilmente sì, non fosse per qualche osservazione raccolta qui e là negli anni, grazie alla rete.
Che Bozano fosse stato denunciato dal padre e reietto dai familiari, non si sa con certezza. Leggiamo che fu arrestato in casa della madre; e qualcuno dovrà pur avergli pagato le stellari spese legali, immaginiamo il papà…Oggi i genitori in genere difendono strenuamente figli degeneri e crudeli, o condannati ( con la curiosa eccezione di Rosa Bazzi), allora non era bello si sapesse che si proteggeva un figlio di dubbia reputazione, perlomeno nella severa Genova: a Roma, nel 1975, la vicenda del Circeo metterà in luce altri comportamenti.
Non si sa bene nemmeno che tipo di studi avesse fatto o terminato il giovane, ma qualche suo biografo ci espone delle impressioni riguardo alla tipologia d’uomo: elegante, forbito, non certo uno sprovveduto. Tuttavia, questo può essere dipeso dall’ambiente di provenienza che (lo vediamo nel caso di Fabrizio De André), per quanto uno sia fankazzista e michelazzo, non ti lascia senza un c….
Veniamo al concreto. Lorenzo era “ biondino” e magro, come molti hanno descritto il ragazzo in coupé rosso, appostato presso la scuola svizzera? Non proprio, diremmo: castano chiaro e robusto, portava malissimo gli anni e non sembrava in grado di attrarre una giovincella, di nessun ordine e grado. Perché è giusto si sappia che per molti anni si parlò di violenza carnale, mentre oggi è sparito ogni riferimento in tal senso e si è attestati sul rapimento con ricatto, finito male.
Lorenzo sarebbe un perfetto idiota? Certamente sì, a giudicare dalla ricostruzione, che manca pure di alcuni pezzi. Davvero, come narra foscamente un noto giallista televisivo, Milena uscì correndo per le scale e tra i corridoi scolastici, urtò un’insegnante, in pratica scappò senza salutare? Un bel modo di farsi notare, e perché poi? Per farsi rapire? A quell’età, al tempo, si bisbigliava, si scambiavano sguardi complici, si agiva un po’ nascostamente, casomai ( gli anni di Milena erano comunque molto pochi, per l’epoca e per il contesto, 13! ). Pare non si sia riusciti a trovare la migliore amica di Milena, andata in nord Europa, sembra ( da rotocalchi di allora).
Davvero l’uomo compie un simile abominio e si tiene nei paraggi il piano criminoso e il numero della scuola, scritti in bella evidenza? Dove avrebbe portato la giovine rapita? Si parla del magazzino dell’imputato (dove viene rinvenuta dell’urina, che si ipotizzava sfuggita alla morente Milena), poi del monte Fasce, anzi due ragazze lo avrebbero visto.
Forse non conoscete Genova. Da via Peschiera, sede della scuola, alle alture del montarozzo ( pur sempre ottocento metri, oggi ricoperto da una selva di ripetitori) ci corre un bel percorso: i due avrebbero attraversato la città con la capote abbassata, lui tronfio e lei impaurita come da fiction televisiva, senza destare alcuna attenzione? Ci sono decine di semafori, in mezzo, e poi, sono passati dal mare o direttamente dalla pedemontana? Oppure lui ha trasportato lassù solo il cadavere? A che ora, per essere notato “ da due ragazze”? Nel 1971 il monte era frequentato solo da pastori, di giorno, e deserto nero la notte ( a parte loschi traffici). Qualche coppietta si imboscava, ma non c’era vegetazione protettiva.
Chi, a scuola, disse di aver veduto sempre la famosa spider, non ha pensato nulla notando una quasi bambina, una sua scolara o compagna di studi, salirvi sopra? Non ha avvisato subito la famiglia, tra l’altro molto in vista?
Lorenzo Bozano ha collaborato alla propria rovina facendosi trascinare, allora, in dubbie interviste e ammettendo discorsi ( benché scherzosi) con amici su rapimenti, come quello del ricco giovane genovese Sergio Gadolla ( tornato a casa dopo il pagamento del riscatto, e comunque vittima di una storia anche politica).
Tuttavia, ancora oggi, non sappiamo quando, come, dove, perché, non abbiamo sentito di impronte digitali o residui organici: non c’era il DNA, ma un capello doveva cadere ( lei li portava lunghi). Nessuno ha visto o sentito nulla, eppure non deve essere andata proprio liscissima, un urlo si sarebbe dovuto avvertire, un lamento, qualcosa.
Lorenzo Bozano ha rilasciato, con un inconfondibile e intatto accento zeneize, una breve intervista, non molto tempo fa, a una briosa giornalista Mediaset che sembrava porgergli l’assist per l’autodifesa, e ha qualche osservatore che lo sostiene quantomeno nel sollevare dubbi, ma ormai giustizia è fatta e abbiamo ben altro a cui pensare…