Vediamo come le agenzie di stampa russe riportano l'incontro avvenuto ieri a Teheran  tra il presidente turco Recep Tayyip Erdogan, il presidente russo Vladimir Putin e il presidente iraniano Ebrahim Raisi.

I tre leader, richiamandosi a quanto già deciso in un precedente vertice svoltosi ad Astana, hanno confermato di voler esercitare un ruolo chiave in Siria, sottolineando "il loro incrollabile impegno per la sovranità, l'indipendenza, l'unità e l'integrità territoriale" di quella Repubblica araba, "in base agli scopi e ai principi della Carta delle Nazioni Unite".

A tale scopo hanno condannato "tutti i tentativi di creare nuove realtà sul campo, con il pretesto della lotta al terrorismo, comprese iniziative illegittime di autogoverno" e hanno espresso l'intenzione di "opporsi ad agende separatiste" che, secondo Putin, vengono promosse da alcuni paesi.


I tre leader hanno confermato che il conflitto siriano non ha una soluzione militare e può essere risolto solo dagli stessi siriani in un processo politico, con Putin che ha suggerito un dialogo interno alla repubblica araba i cui lavori, per il presidente Erdogan, dovrebbero iniziare a Ginevra.

I tre presidenti hanno poi espresso la loro determinazione nel continuare a lavorare insieme per combattere ogni forma e manifestazione di terrorismo e per questo, secondo Putin, è necessario liberare completamente la Siria dalla presenza dello Stato Islamico e di altri gruppi estremisti.

Putin, Raisi ed Erdogan hanno espresso la necessità di attuare pienamente tutti gli accordi sulla Siria settentrionale e hanno concordato di coordinare i loro sforzi per raggiungere stabilità e sicurezza in quella regione. Erdogan ha poi fatto presente che le aree controllate dai curdi in quella regione - dove Ankara sta pianificando una nuova operazione militare - sono diventate un "rifugio per i terroristi".

I tre leader hanno condannato "i continui attacchi militari israeliani in Siria, anche sulle infrastrutture civili" e hanno ribadito "la necessità di far rispettare le decisioni legali internazionali universalmente riconosciute, comprese quelle disposizioni delle pertinenti risoluzioni delle Nazioni Unite che rifiutano l'occupazione del Golan siriano".

Putin ha notato separatamente "la politica distruttiva degli stati occidentali guidati dagli Stati Uniti" che incoraggiano il separatismo in alcune regioni della Siria e "saccheggiano le sue risorse naturali, contribuendo così a smembrare lo stato siriano".

E della situazione in Ucraina? Putin ne ha parlato oggi con i giornalisti commentando la visita in Iran, dichiarando che Mosca non vede alcuna volontà da parte di Kiev di rispettare i termini di quello che ha descritto come un accordo di pace preliminare concordato a marzo, inoltre ha aggiunto che Arabia Saudita e Emirati Arabi Uniti si sarebbero proposti  come mediatori tra Russia e Ucraina.

Putin, in risposta ad una domanda su un possibile incontro con il presidente ucraino Volodymyr Zelenskiy, ha detto che Kiev non si è attenuta ai termini di un accordo di pace preliminare che, secondo lui, era stato "praticamente raggiunto" a marzo, pur non illustrandone i termini.

E riguardo alle esportazioni del grano ucraino dal Mar Nero? Il presidente russo ne ha parlato con Erdogan dicendosi pronto a facilitarle, ma ha detto che in cambio voleva che venissero rimosse le restrizioni alle esportazioni di grano russe.

Riassumendo, Russia e Iran si contrappongono in Medio Oriente alla coppia Stati Uniti e Israele, con la Turchia che continua la sua personalissima partita su due tavoli, opposti tra loro, prendendo da ognuno il massimo possibile... con la benedizione del democratico occidente che da una parte si spaccia difensore dei diritti umani e dall'altra consente ad Erdogan di mettere in atto un vero e proprio genocidio contro i curdi.