Ho scelto volutamente, per parlare del Congresso Mondiale delle Famiglie di Verona (WCF- World Congress of Families), l'immagine di donne tenute in schiavitù dall'ISIS.
Per quanto i difensori di certi disvalori vogliano proiettarsi in giravolte dialettiche o filosofiche, la sostanza dell'evento è sotto gli occhi di tutti e non può essere negata. A Verona si sta tenendo la riunione di un gruppo di fanatici che vuole ordinare a tutti, specialmente alle donne, come vivere la propria sessualità e come gestire il proprio corpo.
Per dimostrarvi la veridicità di quel che ho scritto, mi basterà elencarvi le associazioni che da anni organizzano questo incontro.
C'è la Onlus ProVita, la quale dichiara di operare in difesa dei bambini e della famiglia tradizionale, e si richiama a Chiara Petrillo, donna che preferì morire di cancro piuttosto che abortire il feto che portava in grembo. C'è CitizenGo, l'associazione che tappezzò poco tempo fa Roma con manifesti su cui era scritto "L'aborto è la prima causa di femminicidio al mondo". C'è Generazione Famiglia, gruppo che si dichiara a sostegno della famiglia tradizionale intesa come nucleo dotato della potenzialità di procreare. C'è il Comitato "Difendiamo i nostri figli" di Gandolfini, il leghista salito agli onori della cronaca per aver detto che, dal 1978 ad oggi, "sei milioni di bambini sono stati uccisi con l'aborto". Alla sommità di questa montagna c'è l'International Organization of the Family (IOF) di Brian Brown, un quacchero convertito al cattolicesimo convinto che le pulsioni gay si possano curare.
Ricapitolando: il WCF, questo straordinario evento a sostegno della famiglia, è un'accozzaglia di ultracattolici anti-aborto e omofobi. Già questo basterebbe perciò a legittimare chi nei giorni scorsi si è scagliato contro la manifestazione, bollandola come promotrice di valori misogini e omofobi; uniteci che tra i relatori d'eccezione figurano personaggi come Dmitrij Smornov, arciprete ortodosso che definisce "cannibali" le donne che praticano l'aborto, e Lucy Akello, sostenitrice in Uganda delle politiche contro l'omosessualità, e ne avrete un quadro ancor più completo.
Detto ciò, è chiaro come il WCF sia una manifestazione misogina e omofoba, promotrice di disvalori che nulla dovrebbero avere a che fare con il concetto di famiglia. A Verona si sono infatti riuniti coloro che vedono la famiglia come nucleo fondato sulla capacità di generare figli, quindi un'unione uomo-donna, con il sesso finalizzato alla procreazione e la femmina privata della sua individualità per essere trasformata in un fantoccio utile solo alla crescita del figlio.
Chi sostiene le famiglie auspicate e promosse a Verona, si deve però scontrare con il concetto di famiglia intesa come nucleo d'amore. Per tanti fortunatamente non conta il sesso dei componenti o la loro capacità di procreare per costruire una famiglia, basta che ci siano amore, volontà di condivisione e rispetto delle individualità. Ci possono essere figli, come possono non esserci; si può essere di sessi diversi, come si può essere di sessi uguali. Nella famiglia vera, contando solo l'amore, nessuna differenza è un ostacolo.
Ovviamente davanti alla legge non possono contare delle ideologie medievali che limitano immotivatamente le libertà fondamentali di alcune persone, quindi la legge in uno stato democratico deve tutelare la famiglia intesa come nucleo d'amore, a prescindere dalle tipologie di persone che la compongono. Il WCF combatte contro questo modello di famiglia, ma fortunatamente a Verona tanti hanno combattuto contro il WCF.
Trattato il discorso ideologico intorno al WCF, è interessante analizzarne quelli che sono i contenuti politici. Salvini non poteva mancare a questa fiera degli orrori, sia perché tra gli organizzatori c'era il leghista Gandolfini, sia perché è stata una grande riunione dell'ultradestra europea, come dimostrato dalla presenza di uomini politici ungheresi e lettoni. Temendo però di essere danneggiato da tanto estremismo, il vicepremier ha tentato disperatamente di ammorbidire i toni contro aborto e divorzio, tirando poi in ballo il suo antico cavallo di battaglia, cioè l'estremismo islamico. Peccato per lui che i contenuti del WCF non siano tanto diversi da quelli degli estremisti islamici, su aborto e omosessualità le posizioni coincidono spesso; oltretutto è andato ad attaccare l'Islam proprio mentre la Chiesa cattolica disertava il WCF e papa Francesco visitava una scuola di Imam in Marocco. Si è trovato sul palco con i cristiani più oscurantisti mentre il capo della Chiesa promuoveva il dialogo con la religione che loro più avversano.
Per Salvini quella di oggi è stata una giornataccia. Gli è mancato l'appoggio della Chiesa sul WCF, poi è riuscito nell'impresa di farsi dare una lezione da Di Maio. Rispondendo come sempre a modo suo a un'uscita del Governo, Salvini ha invitato Vincenzo Spadafora, sottosegretario con delega alle Pari opportunità, a occuparsi delle trentamila pratiche di adozione pendenti; Di Maio gli ha risposto che tali pratiche appartengono alle deleghe del ministro leghista Fontana e una nota di Palazzo Chigi ha dato ragione al leader pentastellato.
Voglio concludere l'articolo con un'ultima riflessione. Il bello della democrazia è che ognuno pensa e fa ciò che vuole, purché ovviamente non limiti senza ragione la libertà degli altri. Qualsiasi politica omofoba limita la libertà sessuale di alcune persone in virtù di una discriminazione, quindi è inaccettabile in una democrazia; le follie pronunciate contro l'aborto (qualcuno spieghi alla Meloni che nessuno obbliga le donne ad abortire!) sono solo il patetico tentativo di controllare la gestione del corpo di altre persone. Alla luce di queste considerazioni, in uno stato democratico mai dovrebbe essere data legittimazione politica, o peggio l'appoggio del Governo, a una manifestazione oscurantista come il WCF.
Si vogliono promuovere politiche pro-vita o pro-famiglia? Bene, si faccia in modo scientifico e democratico: si invitino politici, medici e pensatori appartenenti alle diverse scuole di pensiero (escludendo ovviamente estremisti e fondamentalisti) e si dialoghi al fine di cercare delle soluzioni comuni. Finché non si sceglierà la strada del dialogo costruttivo, non matureremo mai e non riusciremo mai a costruire niente di buono. Le politiche a favore delle famiglie vere, quelle composte da persone che si amano e nient'altro, saranno sempre auspicabili e ben accette; nessuno si azzardi però a trasformarle in uno strumento di controllo o in un pretesto di discriminazione.