Amore & Viaggi - Piccola storia di ordinario turismo - Londra 1987, nostalgia dei Beatles
Londra, la città dei giovani. Chi non ha sognato di fare un po’ di vita spericolata, in riva al Tamigi? Vita dura per i pedoni. Automobili sulla destra, il che già basterebbe; i semafori sono un 'apparizione mistica, il verde pedonale dura lo spazio di un respiro.
Roberto e Genna, seppure sempre in corsa, sono entusiasti di tutto : praticelli, casette con giardini e roseti, autobus dove si entra solo se c’è posto a sedere e dopo la famosa disciplinata coda anglosassone, parchi immensi.
Tutto secondo copione: Buckingham Palace con il cambio della guardia; la banda scozzese in gonnellino (pardon: kilt) che sfila per la Pall Mall; i teatri; le Rolls Royce. Donne velate da capo a piedi, cultura multietnica, tutto bene, a quell'epoca, non protesta nessuno.Si girovaga senza sosta, quasi sempre sotto un’incessante pioggerellina. In Italia smoccolerebbero, qui si esaltano: è tutto così british! In un impeto di anglofilia acquistano: una faccia di gomma (muppet) del principe Carlo; portatutto a forma di doubledecker( bus), castelli e cabine telefoniche; infine, scarpe da ginnastica azzurre, che faranno di loro, in Italia, oggetto del massimo dileggio.
La stanza dell'hotel è angusta e foderata di moquette "starnuto garantito"; il letto è minuscolo, modello Peynet; il pavimento scricchiola pericolosamente ai frequenti passaggi. Durante il giorno ci si ci nutre disordinatamente nei “Pizzaland”, perlopiù con “ fish and chips”: siamo ai limiti della dispepsia. La BBC manda in onda programmi noiosissimi, tra cui una storia di Mussolini. Poco male, la sera si esce.
In giro per il quartiere, Hampton Court, i negozi sono aperti fino a tardi. Si vedono teste giovanili e unisex di ogni colore, creste, saette, tosature a mezzo cranio, opere di barbieri strabici. Questa city è misteriosa e sembrano tutti un po’ bislacchi. La nostra coppia si aggira nelle enormi edicole con scaffali zeppi di tabloid, che parlano quasi soltanto della famiglia reale.Cosa fa Carlo quando si annoia? Gira per i sotterranei.Sapete di quella volta che Margaret si versò il latte sulla gonna? Il corgy della Regina Madre ha la dissenteria…..e via così. In Italia avremo pure eletto Cicciolina, ma questi che si leggono tutti i santi giorni tali chicche da parrucchiere di quarta…
Gita a Oxford. Il contesto è solenne, il verde è garantito. Però. Appena fuori dall'augusta zona universitaria, emerge un paesino tristotto, con mercatini deprimenti e abitanti poco smart. Londra è lontana. Dopo l' ultimo azzardo, un dolce al gusto di cartone acquistato in una improbabile pasticceria dove li hanno praticamente costretti a entrare;dopo aver reso omaggio ai quartieri che hanno visto l’infanzia degli Spandau Ballet e di Samantha Fox; in un gelido pomeriggio settembrino affrontano una passeggiata in Carnaby Street, l’ombra di quello che era negli anni swinging.
Si muovono verso i docks, dove li attende una “serata tipica”. Questa consiste in centinaia di turisti di tutte le nazionalità, ma in maggioranza americani, ammassati in un locale dove il cattivo alcol abbonda e sul palco si cantano cose che sembrano gaeliche, tutto molto finto/tradizionale: al limite, ci sta, basta saperlo.Sono circondati da due coppie di maturi austriaci, che si rivelano professori con imbronciate e robuste consorti al seguito, e un terzetto texano composto da coniugi e sorella di lui, anche in questo caso non giovanissimi e con l’aria di passarsela bene. La nubile sorella si mostra interessata a Roberto, che però ha preso una sbronza, per fortuna di tipo gioviale, e non valuta la generosa offerta. Genna è disponbile a concedere “ipso facto” un divorzio, magari a Reno, ma non se ne fa nulla. I nostri eroi sono costretti a venire allo scoperto, allorché la conduttrice fa l’appello delle nazionalità: ne avrebbero fatto a meno, essendo gli unici esemplari. Una riflessione: hanno conservato un po' di amor di patria? Pare di no.
Prostrati da ciò che si sono costretti ad ingurgitare fino a quel momento, scovano un ristorante italiano che sa di buono, dallo strano nome: Leoni’s Quo Vadis. Appena entrati si accorgono subito di che aria tira: i sussiegosi camerieri li squadrano, alle pareti occhieggiano foto con dedica di attori che evidentemente (?) sono passati di lì. Li coglie il dubbio di aver puntato troppo in alto, ma avanzano il pié. Sono gli unici avventori, ma attendono ogni portata per un tempo infinito: è evidente che declassano il locale. Mortificatissimi per l’inquinamento provocato, si nutrono con un certo rattrappimento delle membra, infilzati da sguardi di riprovazione e occhiate di striscio, sprezzanti: questi signori hanno forse lavorato per la regina? Roberto e Genna desiderano con tutto il cuore ottenere il perdono e abbandonano, temendo che non sia adeguata, una robusta mancia. Improvvisamente la task force muove verso di loro, le bocche si aprono in larghi sorrisi e in una frase all’unisono: “siete italiani?”, chiedono innocenti.Da allora, esclusi i fast food per motivi gastrici, i nostri si orientano su modeste trattorie con nomi rassicuranti, tipo “La Mozzarella in Carrozza”, “da Peppino” e simili.
Londra era proprio giù di corda allora, con buona pace della Tatcher. Non più "old", finti matrimoni reali da vetrina non davano smalto, finanza in declino, capitali esteri che si compravano tutto. Aspettavamo il colpo di coda di Blair, per la trasformazione in destinazione di sballoni di tutta europa (italiani in testa) e tigri della finanza. Cara Londra, non so se avrò voglia di rivederti. Ma concludendo...
Ritorno: Gathwick ha un traffico clamoroso e gli aerei sono in coda. Non chamano il volo, trovatelo e rizza le orecchie.Il tassista dell'aeroporto di Genova li investe con le sue disavventure: ha appena preso una multa, ma è riuscito a farsela togliere.Perché la quotidianità non lascia scampo? Londra è già solo un ricordo.
Erano andati là per ritrovare le atmosfere di un tempo, quando anche un posto triste come l'Inghilterra sembrava un sogno, solo perché ci erano nati quattro tizi che canticchiavano “She loves me yeah yeah yeah!”.