Guantanamera 1984 (2)


Dopo qualche prudente avanscoperta in terra francese, schivando l’esposizione e vendita di pentole, un bus "deluxe" li trasporta nella capitale morale d’Europa. A Cannes hanno già mal di schiena.

I compagni di viaggio sono: coppia di sposini cinquantenni alle prime nozze; anziani ferraresi, già cantanti sulle navi da crociera; vegliardi pensionati in terza luna di miele; attempata nubile professoressa, mai in vena di scherzi.

Dopo ore e ore di viaggio attraverso l’ubertosa e tristissima campagna francese, tra giostre alla Dario Argento, campagne da delitto alla Bernanos, casette e mulini e cimiterini, non si trova nemmeno un autogrill degno di tale nome, da Marsiglia alla Ville Lumière. In età più mature ci si porta qualche scorta, ma allora in verità si contava sule soste, dunque, praticamente, un giorno senza mangiare e bere, modello Cuba.

Attenendosi ai dati di fatto: piove per tutta la settimana di permanenza (siamo ad aprile); non si riesce a vedere nulla del museo dell’ Impressionismo né del Louvre, causa code chilometriche (nel senso di chilometri reali); idem per la Tour Eiffel.

Visita a Versailles, sempre sotto una fitta pioggia. Fa da guida un’affabile ragazza la quale, per incoraggiamento, esalta il turismo in Europa e depreca quello intercontinentale: gli Stati Uniti? E’ da scemi andare a vedere dei palazzi! I Caraibi? Il bagno si fa dove l’acqua è fredda, non in quelle brode tropicali! Dopo questa raffica d’insulti, elargiti con parigina nonchalance, inizia la visita.

E' possibile sostare alcuni nanosecondi presso ogni stanziamento, letto di Madame de Pompadour, scrivania di Luigi XIV, tutti rigorosamente ricostruiti. Si avanza a strattoni, preceduti e tallonati da torme di giapponesi videocamerati.

La notte si dorme poco e male. Il personale di servizio si diverte a sbattere incessantemente le porte fino a notte alta, per ricominciare prestissimo al mattino. Dispetti transalpini. In giro per negozi è vietato non parlare un francese perfetto: nemmeno ti rispondono.


Lo spettacolo.

La guida italiana asserisce di non aver trovato posto al Moulin Rouge né al Crazy Horse, (cosa che in Italia era stata praticamente garantita) e ripiega sul Paradis Latin. Scorre a fiumi lo champagne, inizia lo show. Ballerine in topless dai fisici marmorei: tra piroette e can can, non una tetta che si muova.

Esse si librano tra danzatori neri statuari (commento di Roberto: sono tutti gay). Star della serata è un certo (una certa?) che si fa chiamare Josephine: color ebano, gira per i tavoli, distribuendo proditoriamente baci sulla bocca ai maschietti. Roberto sta in tensione per tutto il tempo, minacciando di mollargli un cazzotto se si azzarda ad avvicinarsi; qualche maschio del gruppo dovrà cedere alla voluttà.

Tra gite in "bateau mouche", giri per boutique e megastore dai prezzi inavvicinabili (i negozi normali, a insindacabile giudizio di Genna, sono un orrore), dopo aver rischiato a più riprese l'investimento per la disinvolta condotta di guida dei parigini, si ripara in Italia: è notte, si dorme in autostrada, in coda, rassegnati.

Continua...