Esteri

Trump è diventato nuovamente amico di Netanyahu, i due non si parlavano dal 2020

Donald Trump, venerdì, ha incontrato il primo ministro Benjamin Netanyahu e la moglie Sara nel suo resort di Mar-a-Lago in Florida. Quella di Trump è stata, anche a favore di telecamera, un'accoglienza calorosa, come quella riservata ad un vecchio amico. I due, però, non si parlavano dal 2020, da quando il premier israeliano si congratulò con Biden per la sua elezione a presidente.

Come Trump commentò gli auguri di Netanyahu? Con un "che vada a farsi fottere", che in inglese suona più o meno così: "Fuck him". Da allora, tra i due non c'era stato più alcun contatto.

Il viaggio di Netanyahu negli USA era finalizzato soprattutto a riallacciare i rapporti con Trump, ritenendo che a novembre sarebbe stato rieletto. Il premier israeliano deve però aver masticato amaro il ribaltone in casa dem, perché con la Harris alla Casa Bianca non gli verrebbe meno l'appoggio Usa, ma non sarebbe lo stesso che avrebbe nel caso l'inquilino fosse Trump, visto che per pacificare il Medio Oriente, durante il suo mandato, propose un piano per la Cisgiordania simile al Bantustan ipotizzato dal Sudafrica durante l'apartheid!

A Trump, ovviamente, di quanto accade a Gaza e in Cisgiordania importa meno di niente, ammesso che ne sappia qualcosa. Quello che a lui interessava ottenere da questo incontro era apparire agli occhi degli ebrei americani - almeno a quelli fuori di testa che ritengono dovuto e legittimo il genocidio in corso - che lui è dalla parte di Israele.

Per tale motivo, il candidato repubblicano alle presidenziali 2024 ha detto più volte di non riuscire a capire come gli ebrei possano votare per la presunta candidata democratica, Kamala Harris, riferendosi alle osservazioni da lei fatte giovedì dopo l'incontro con Netanyahu in merito alle sofferenze dei cittadini di Gaza. Dichiarazioni che Trump ha definito "irrispettose nei confronti di Israele".

Netanyahu, le cui capacità politiche gareggiano con quelle criminali, si è limitato ad affermare di sperare che il suo viaggio negli Stati Uniti possa favorire un accordo sulla cattura degli ostaggi e che a breve invierà a Roma una squadra di negoziatori per i colloqui sul cessate il fuoco.

A proposito di ciò, va detto che per aggiungere ulteriore ostacolo al cessate il fuoco Netanyahu avrebbe nuovamente modificato i termini pattuiti, cambiando le condizioni sulle modalità di rilascio relative agli "ostaggi" palestinesi detenuti in condizioni subumane nelle carceri militari dell'esercito di occupazione dello Stato ebraico.



Crediti immagine: governo israeliano

Autore Ugo Longhi
Categoria Esteri
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