"Io da Ministro dello sport sono evidentemente consapevole - ci mancherebbe altro - dell'importanza non solo in termini sociali, di passione e di tifo che il calcio, diciamo, provoca e trasmette a milioni e milioni di italiani, ma anche del fatto che, per i numeri stessi che il calcio genera, si tratta di una delle più importanti industrie italiane, anche per il tipo di contribuzione che dà al fisco che è di oltre un miliardo l'anno, e, quindi, sia comunque sicuramente un valore aggiunto straordinario per il nostro Paese. [...]E, allora, noi abbiamo atteso - e due giorni fa sono arrivate - le osservazioni del comitato tecnico scientifico sul protocollo presentato dalla FIGC per la ripresa degli allenamenti il prossimo 18 maggio. Sono stati fatti una serie di rilievi, diversi rilievi. Io ne vorrei ricordare solo tre: - la necessità che, in caso emerga la presenza di un positivo all'interno della squadra, la squadra debba essere messa in quarantena per 14 giorni senza nessun contatto con esterni al loro gruppo; - che i medici delle società sportive assumano delle responsabilità molto chiare e molto precise nella verifica dell'attuazione del protocollo; - il fatto anche che il numero enorme di tamponi e di test molecolari richiesti non vada in qualche modo a discapito delle necessità e degli interessi generali di tutti gli italiani. Proprio pochi minuti prima di arrivare qui in Aula ho ricevuto la lettera del presidente della FIGC Gravina che mi comunica che la FIGC ha accolto tutte le osservazioni del comitato tecnico scientifico riadattando il proprio protocollo e, quindi, consentendo, a questo punto senza altre difficoltà, di poter riprendere il 18 maggio gli allenamenti.Se il campionato riprenderà, come tutti auspichiamo, dev'essere, però, grazie - e sarà grazie - anche al fatto che ci saremo arrivati mettendo tutto e tutti in sicurezza, che è quello che ho sempre detto dal primo giorno, e non con la fretta o irresponsabile o strumentale di chicchessia.  [...]Ma è stata una incertezza - ripeto - che non ha riguardato evidentemente soltanto l'Italia. È un'incertezza che ha riguardato tutta l'Europa e, del resto, abbiamo esempi completamente diversi: la Germania riprende, la Francia ha deciso di bloccare e potremmo fare tantissimi altri esempi. Del resto, questa incertezza anche di valutazioni io l'ho riscontrata in tutto il mondo dello sport: idee differenti tra i presidenti delle società di calcio, idee differenti tra i calciatori stessi, tra gli opinionisti, tra i giornalisti. Insomma, a guardar bene, probabilmente siamo stati gli unici, come Governo, a mantenere la stessa linea di prudenza e di coerenza dal primo all'ultimo giorno.Ora, rispetto a queste linee sul comitato tecnico-scientifico e anche sulla necessità della quarantena, per esempio, ho letto, in questi giorni, diversi opinionisti dire anche come mai se, per esempio, in un supermercato, una cassiera, risultando positiva, non si chiude il negozio, mentre, nel caso di una squadra, si prescrive che vada in quarantena. La risposta sembra talmente evidente e, per certi aspetti, anche banale. La risposta è molto semplice: il calcio non consente le distanze di sicurezza, non consente l'utilizzo dei dispositivi che sono consentiti altrove, delle mascherine, dei guanti e di tutto quello che serve per proteggerci. I calciatori devono, invece, correre, sudare, marcarsi, assembrarsi in area di rigore, insomma fare tutto quello che, appunto, purtroppo, favorisce enormemente il contagio.E vorrei ricordare, perché viene sempre presa come esempio la Germania, che anche la Germania, che aveva fatto un protocollo meno rigido di quello che noi chiediamo come Comitato tecnico-scientifico, proprio, invece, qualche giorno fa, per la presenza di un positivo all'interno di una squadra importante della serie B, la Dinamo Dresda, ha deciso di mandare tutta la squadra in quarantena per 14 giorni. E questo l'ha fatto la Germania, alla quale spesso ci ispiriamo come modello per il mondo dello sport.Quindi, diciamo che questa sottovalutazione del problema, oggi, noi non possiamo esercitarla, perché sarebbe una sottovalutazione che ci riporterebbe a quello che abbiamo già visto, cioè, vi ricordo che, soltanto qualche settimana fa, diverse squadre della serie A e diversi calciatori sono stati costretti alla quarantena. Quindi, quello che noi vorremmo fare è riaprire il campionato, ma nelle condizioni che possano assicurare non solo al campionato, poi, di continuare senza ulteriori stop, ma che possano garantire la sicurezza davvero di tutti. Del resto, io sono consapevole che la necessità per il calcio di terminare il campionato nasca sicuramente da motivazioni sportive, ma anche da legittime e indiscutibili ragioni economiche, essendo legato alla questione dei diritti televisivi, dal cui introito dipende l'equilibrio di un sistema molto fragile e, soprattutto, di squadre fortemente indebitate."


Questo è l'intervento che il ministro dello Sport, Vincenzo Spadafora, ha tenuto oggi alla Camera ed in cui ha ufficialmente annunciato che le squadre di calcio, a questo punto di Serie A e B, potranno iniziare ad allenarsi a partire da lunedì prossimo... seguendo i protocolli disposti da Cts e Figc.

Quindi, ripresi gli allenamenti, non rimane che stabilire data e modalità di ripresa dei campionati. 

A tal proposito oggi si è riunita in video conferenza l'Assemblea della Lega Serie A che, oltre a ribadire la necessità del rispetto delle scadenze di pagamento previste dai contratti da parte dei licenziatari dei diritti tv, si è espressa anche sulla ripresa dell'attività agonistica.

In relazione a ciò "è stata indicata, in ossequio alle decisioni del Governo e in conformità ai protocolli medici a tutela dei calciatori e di tutti gli addetti ai lavori, la data del 13 giugno per la ripresa del campionato". 

In pratica, dopo 3 settimane di allenamenti. Nessun commento ufficiale, al momento, da parte dell'Associazione italiana calciatori.