Mariupol è circondata, ma non si arrende. Ieri i russi avevano proposto l'apertura di corridoi umanitari in cambio della resa dei militari ucraini, compresi i nazionalisti del Donbass. La risposta è stata un no deciso, sia perché la resa renderebbe inutile quanto fatto finora per fermare l'avanzata dei russi, sia perché nessuno ormai si fida delle promesse di Mosca, il cui esercito continua a bombardare obiettivi civili, compresi quelli dove le persone hanno cercato di trovare rifugio. Si dice che siano 300mila i residenti ancora bloccati a Mariupol, che non sono solo si devono guardare dal non farsi colpire dalle  bombe, ma devono lottare contro la mancanza di elettricità, cibo, acqua, medicine... un inferno sulla Terra come lo hha descritto qualcuno.

L'avanzata dell'esercito russo è bloccata dalla resistenza ucraina che ha smascherato sia il modo goffo in cui è stata preparata l'invasione, sia il fatto che l'esercito russo appare sempre di più un gigante con i piedi di argilla. I vari fronti aperti da Mosca nel cercare di avanzare all'interno del Paese hanno causato lo stallo delle forze armate, sia per la mancanza di uomini, che per questioni logistiche... cibo, carburante. 

L'unica cosa che i russi riescono a fare è bombardare obiettivi civili per minare la resistenza della popolazione, in modo da far pressione sul governo perché annunci la resa. In realtà sta accadendo l'esatto contrario, nonostante i bombardamenti su obiettivi civili inizino anche ad interessare Kiev come dimostra il centro commerciale colpito ieri sera, in tarda serata, nel distretto di Podil, causando 4 morti.

Gli ucraini, da parte loro, hanno diffuso un nuovo bollettino in cui elencano quelle che dovrebbero essere finora le perdite russe:  oltre 15.000 soldati uccisi dal 24 febbraio, distrutti 1.535 veicoli corazzati per il trasporto militare, 498 carri armati, 969 veicoli, 240 pezzi di artiglieria, 45 batterie antiaeree, 80 batterie lanciarazzi, 97 aerei, 121 elicotteri, 60 autocisterne, 13 equipaggiamenti speciali, 24 droni e 3 imbarcazioni.

Questa mattina, parrebbe che i russi cerchino di aprire l'ultimo fronte nel sud del Paese con le navi da guerra di Mosca che avrebbero iniziato a bombardare edifici residenziali a Odessa, città portuale sul mar Nero, uno dei principali canali di approvvigionamento per tutto il Paese. Secondo Serhiy Bratchuk, portavoce dell'amministrazione militare dell'Oblast di Odessa, diversi edifici sono stati danneggiati, mentre non sono state ancora segnalate vittime.

Anche a Kiev ci si prepara a fronteggiare l'inizio di un periodo di bombardamenti, con il nuovo coprifuoco imposto nella capitale in tutto l'oblast che inizierà dalle 20:00 di stasera fino alle 7:00 del 23 marzo. Rimarranno chiusi tutti i negozi, compresi farmacie e distributori di benzina. Secondo quanto affermato dal sindaco di Kiev, Vitali Klitschko, solo i veicoli con permessi speciali potranno circolare nella capitale.

Oggi, la borsa di Mosca ha parzialmente riaperto le contrattazioni per la prima volta dal 25 febbraio, il giorno dopo l'inizio della guerra, ma la negoziazione dei titoli è stata sospesa dopo che le azioni sono crollate del 33%. Hanno riaperto alle 13 (ora locali), ma solo in relazione ad alcune obbligazioni emesse dal governo russo. Nelle contrattazioni che precedono l'apertura dei mercati, i rendimenti dei titoli di Stato sono aumentati intorno al 20%. Evidentemente i russi sostengono lo sforzo bellico... anche se è da vedere se riceveranno in futuro almeno il capitale investito. 

Ma, nonostante la propaganda, gli scaffali dei supermercati russi iniziano ad essere desolatamente vuoti e le merci razionate.