Il conflitto tra Armenia e Azerbaigian per il Nagorno-Karabakh si sta allargando e adesso a farne le spese sono anche le città azere e quelle della Repubblica dell'Artsakh, la cui capitale, Stepanakert, è stata bombardata sabato con il lancio di missili che hanno causato numerose vittime, lasciando la città senza elettricità.

Il leader della repubblica separatista del conteso Nagorno-Karabakh, Arayik Harutyunyan, ha dichiarato che l'attacco è stato lanciato dall'aeroporto militare di Ganja, città di 300mila abitanti che si trova nell'ovest dell'Azerbaigian, nei confronti della quale è stato lanciato un attacco aereo che, secondo gli armeni, avrebbe causato la distruzione del locale aeroporto militare.

Gli azeri hanno smentito la notizia, dichiarando però che i bombardamenti hanno comunque causato vittime tra i civili.


Harutyunyan ha aggiunto anche che d'ora in avanti tutte le città dell'Azerbaigian che abbiano delle installazioni militari sono da considerarsi dei possibili obiettivi.

Con queste premesse, pare evidente che la situazione, senza un cessate il fuoco, non potrà che aggravarsi ed a farne le conseguenze saranno soprattutto i civili, fra cui si contano ufficialmente 200 vittime, ma quasi certamente non [ una cifra realistica. 

L'Armenia fornisce sostegno militare ed economico al Nagorno-Karabakh senza riconoscere ufficialmente l'autoproclamata repubblica, dichiarandosi con Francia, Russia e Stati Uniti favorevole ad un cessate il fuoco.

L'Azerbaigian, con cui la Russia ha ottimi rapporti, è invece sostenuto dalla Turchia, che ha chiesto il ritiro delle truppe armene dal Nagorno-Karabakh e dalle aree adiacenti, cercando di sfruttare il conflitto per estendere la sua influenza militare e politica nell'area.