Il 9 dicembre 1974 all'età di 89 anni morì a Pavia lo scrittore Francesco Perri. Le spoglie, per sua volontà, riposano nel cimitero di Careri in provincia di Reggio di Calabria. Oggi ricorre il 46esimo anniversario della sua morte.
A quanto mi risulta non viene celebrata nessuna cerimonia di commemorazione' da parte dell'amministrazione Comunale, ne' da parte delle scuole per ricordare questo grandissimo personaggio letterario. E' un vero peccato, perché in altri paesi vengono ricordate le ricorrenze riguardanti le figure storiche e letterarie dei propri cittadini illustri, quindi sarebbe opportuno che anche il Comune di Careri, dove ha avuto una grande importanza la figura letteraria dello scrittore Perri, ricordasse con qualche cerimonia questo grande personaggio. Mi sembra strano che ancora oggi il Comune di Careri non abbia requisito la casa natale dello scrittore, attualmente non abitata, che si sta sgretolando lentamente. Risulta che non sia ancora stato inaugurato il Parco d'Autore, intitolato allo scrittore.
La Regione Calabria per realizzarlo aveva stanziato diversi anni fa 400.000 euro. Il Comune di Careri aveva trovato i locali nel vecchio municipio dove dovrebbe sorgere la sede del Parco. Come mai ancora non viene inaugurato? Quante difficoltà ci sono ancora? Quali sono i motivi? Speriamo che i Commissari (Il Comune è sciolto per mafia) diano una risposta a queste domande. Una nota positiva è il ritorno in scena dopo molti anni di assenza dell'Associazione Culturale Francesco Perri, con nuovi progetti in fasi di elaborazione e nella prossima primavera, “pandemia permettendo” sarà presentata ufficialmente. Attualmente per chi volesse iscrivere, è in corso il tesseramento per il 2020/21.
Ma chi era Francesco Perri?
E' stato una scrittore e giornalista italiano, convinto antifascista e meridionalista. Dopo la morte del padre Vincenzo che conciliava il lavoro nei propri campi con quello di speziale del paese e di accompagnatore del medico nelle visite agli ammalati, la madre Teresa Sciplini con grande sacrificio lo fece studiare presso il seminario vescovile di Geraci fino alla quarta ginnasiale però ha dovuto interrompere gli studi per una malattia La febbre maltese) fu assistito e curato da un altro careroto illustre il Dottore Francesco La Cava.
Appena ristabilitosi dalla malattia, un amico di famiglia gli procurò un posto di istitutore all'orfanotrofio Lanza di Reggi di Calabria, dove lavorava e si preparava per conseguire gli esami di licenza ginnasiale, che conseguì da privatista al liceo ginnasio Campanella. Nel 1908 si trasferì a Fossano in Piemonte, dopo aver vinto un concorso pubblico nell'amministrazione delle poste. Durante il periodo di lavoro a Fossano riprese gli studi e conseguì la maturità classica, pubblicò con lo pseudomino di Ferruccio Pandora il suo primo libro di poesie “Primi Canti 1910”.
Nel 1914 si laureò in giurisprudenza all'Università di Torino, si scrisse successivamente alla facoltà di lettere all'Università di Pavia ma interruppe gli studi per lo scoppio della prima guerra mondiale. Nel 1915 si sposò con Francesca Olocco e l'anno successivo parti come volontario per la guerra e raccontò la sua esperienza al fronte nel poemetto “La Rapsodia di Caporetto”.
Nel 1921 ottenne il trasferimento in Calabria e nella sua terra natale partecipò alla vita politica con posizioni repubblicane e antifascista e come giornalista pubblicista scriveva per La Voce Repubblicana. Si battè per la concessione delle terre demaniali dell'Aspromonte ai contadini e, per la sua attività subì un processo intentatogli da alcuni latifondisti terrieri.
Nel 1924 pubblico a puntate il romanzo “I Conquistatori”, l'opera provocò la reazione violenta dei fascisti per cui il volume venne bruciato pubblicamente nelle piazze e Francesco Perri venne licenziato dall'amministrazione delle poste . Privo di risorse finanziarie, Perri si trasferì a Milano, dove rimase fino alla liberazione vivendo di collaborazioni editoriali. Scrisse libri per ragazzi e romanzi rosa.
Nel 1928 vinse il premio Mondadori con il romanzo Emigranti, nel 1958 vinse il premio Villa San Giovanni con l'Amante di zia Amalietta e nel 1966 il Bergamoto d'Oro. Nel corso della sua attività utilizzò vari pseudonimi quali: Ferruccio Pandora, Nepos, Ariel Pan, Paolo Albatrelli. Nel 1945 diresse a Genova “Il Tribuno del Popolo” di orientamento repubblicano e l'anno successivo a Roma “La Voce Repubblicana”, organo del Partito Repubblicano Italiano. Fu candidato nelle elezioni per l'assemblea costituente, ma non venne eletto per pochi voti.
Riassunto dall'amministrazione delle poste, abbandonò l'attività politica e si trasferì dapprima a Pegli e successivamente a Pavia dove rimase fino alla morte. Molto toccante la lettera scritta al nipote prof. Vincenzo Perri il 22 luglio 1972: "... Speravo di poterti rivedere ancora, ma temo che verrò con i piedi avanti, perché ti assicuro sono stanco di questa vita senza il piacere di agire, di pensare di lavorare. La mia macchina ha fatto il suo corso, io sono pronto, non ho paura, ho messo a posto tutte le cose della famiglia e me ne vado, guarda bene: cristiano non cattolico. Voi tenetemi un posticino vicino all’oleandro, perché voglio dormire il lungo sonno nella terra dove sono nato -''cursum consumavi, fidem servavi. Gli anni mi hanno portato via la memoria. Il mio sole tramonta.
E' il destino di tutti". Per un caso veramente singolare il prof. Vincenzo Perri è morto il 9 dicembre 2004, trent'anni dopo, nello stesso giorno e nello stesso mese, del suo amato zio Francesco Perri.
Cesare Monteleone