Questa mattina, Papa Francesco ha ricevuto nella Sala del Concistoro i partecipanti all’Incontro europeo degli ex alunni dei Gesuiti che, da ogni parte del mondo, si sono riuniti a Roma per discutere sul tema "Migrazione globale e crisi dei rifugiati: è tempo di contemplare e agire".
Rivolgendosi a loro, il Papa ha affermato che «nel mondo oggi più di 65 milioni di persone sono state costrette ad abbandonare i loro luoghi di residenza. Questo numero senza precedenti va oltre ogni immaginazione. Il numero complessivo dei profughi è ora più grande dell’intera popolazione dell’Italia! Se andiamo oltre la mera statistica, comunque, scopriremo che i rifugiati sono donne e uomini, ragazzi e ragazze che non sono diversi dai membri delle nostre famiglie e dai nostri amici. Ognuno di loro ha un nome, un volto e una storia, come l’inalienabile diritto di vivere in pace e di aspirare a un futuro migliore per i propri figli.»
Francesco ha poi ricordato l'esperienza di Pedro Arrupe, che ha guidato la Compagnia di Gesù dal 1965 al 1983, anche come fondatore del Jesuit Refugee Service, servizio nato per dare aiuto ai "boat people" sud-vietnamiti esposti agli attacchi dei pirati e alle tempeste nel Mar Cinese del Sud, mentre cercavano disperatamente di sfuggire alle violenze in patria.
Ed oggi, si rivive una situazione analoga con moltissime persone che muoiono nel Mar Mediterraneo per sfuggire alla guerra oppure sono costrette a trascorrere anni in campi di accoglienza.
Richiamandosi all'esempio di padre Arrupe e all'educazione ricevuta dai Gesuiti, Bergoglio ha esortato i convenuti ad «essere coraggiosi nel rispondere alle necessità dei rifugiati nel tempo presente. [...] Anche con il vostro aiuto la Chiesa sarà capace di rispondere più pienamente alla tragedia umana dei rifugiati mediante atti di misericordia che promuovano la loro integrazione nel contesto europeo e al di là di esso. Vi incoraggio perciò a dare il benvenuto ai rifugiati nelle vostre case e comunità, in modo che la loro prima esperienza d’Europa non sia quella traumatica di dormire al freddo nelle strade, ma quella di un’accoglienza calda e umana. Ricordate che l’autentica ospitalità è un profondo valore evangelico, che alimenta l’amore ed è la nostra più grande sicurezza contro gli odiosi atti di terrorismo.»
Il Papa ha anche fatto notare ai presenti che, tra le altre difficoltà, per i rifugiati c'è anche quella di fornire un'educazione ai figli: «E’ un dato preoccupante che meno del 50% dei bambini rifugiati abbiano accesso alla scuola primaria. Sfortunatamente, tale numero si riduce al 22% per gli adolescenti rifugiati iscritti a scuole secondarie e a meno dell’1% che può accedere ad un’istruzione universitaria.
Insieme al Jesuit Refugee Service, mettete in movimento la vostra misericordia ed aiutate a trasformare questa situazione nel campo educativo. Nel fare questo, costruirete un’Europa più forte e un più luminoso futuro per i rifugiati.»
Infine, il Papa ha richiamato il Vangelo con l'episodio del viaggio in Egitto di Maria, Giuseppe e Gesù, anche loro «rifugiati, mentre scappavano dalla violenza e trovavano rifugio tra gli stranieri» e con il passo di Matteo che riporta le seguenti parole di Gesù: «Ho avuto fame e mi avete dato da mangiare, ho avuto sete e mi avete dato da bere, ero straniero e mi avete accolto.»
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inviato da Angelo Zanotti - 17/09/2016 - 13:54
Da una parte l'accoglienza, dall'altra barriere e respingimenti, in mezzo politici che creano i problemi e che, per convenienza, non hanno la minima intenzione di risolverli.
Si può discutere fin che si vuole ma i rifugiati non scompaiono, esistono ed il loro numero aumenta... non possono essere abbandonati.
Si può discutere fin che si vuole ma i rifugiati non scompaiono, esistono ed il loro numero aumenta... non possono essere abbandonati.
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inviato da osipensaosicrede01 - 17/09/2016 - 14:10
Mi "vien che ridere".....al pensiero dei tanti baciapile che hanno i profughi in orrore e non li vogliono in Italia, e comunque, per carità MAI a meno di 10 km da casa loro....... ma poi vanno a confessarsi e comunicarsi, e ci scommetto che, sotto sotto pregano perché a Bergoglio venga un bel colpetto e si sciacqui dalle palle alla svelta......ma mi raccomando, però...senza soffrire !!
^_^
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inviato da utente non registrato - 17/09/2016 - 17:47
Il pamperos argentino fa finta di non capire.
Non confondiamo i profughi con i clandestini, secondo il Viminale i dati sono aggiornati al 10 febbraio 2016 solo il 5% dei migranti sono profughi.
I clandestini dovrebbero essere rimpatriati ma l'Ue finanzia l'invasione dando i nostri soldi a chi accoglie i rifugiati mentre il degrado dell'accoglienza e l'esasperazione dei cittadini italiani è giunta al limite.
Non confondiamo i profughi con i clandestini, secondo il Viminale i dati sono aggiornati al 10 febbraio 2016 solo il 5% dei migranti sono profughi.
I clandestini dovrebbero essere rimpatriati ma l'Ue finanzia l'invasione dando i nostri soldi a chi accoglie i rifugiati mentre il degrado dell'accoglienza e l'esasperazione dei cittadini italiani è giunta al limite.

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inviato da Fiorenza Gentileschi - 17/09/2016 - 18:06
Ecco invece uno che ha capito tutto! Il Papa parla del numero dei profughi nel mondo e tu vieni a citare il Viminale e l'Europa? E sarebbe il Papa a non capire o a far finta di non capire? Non ci si crede!
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inviato da osipensaosicrede01 - 17/09/2016 - 18:43
Genuflessa, ma per caso tu sei una dei "baciapile che hanno i profughi in orrore e non li vogliono in Italia, e comunque, per carità MAI a meno di 10 km da casa loro... ma poi vanno a confessarsi e comunicarsi, e ci scommetto che, sotto sotto pregano perché a Bergoglio venga un bel colpetto.... ma mi raccomando, però... senza soffrire!"
Così... per caso ?
Così... per caso ?
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inviato da utente non registrato - 17/09/2016 - 18:15
'cca nisciuno è fesso, le uniche frontiere aperte sono quelle italiane! anche il vaticano è blindato.

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Ultimo Commento
inviato da Gino Tarocci - 18/09/2016 - 11:26
Ma che frontiere aperte. Salvare la gente in mare è obbligatorio. Questo è ciò che dice il codice della navigazione...
Art. 489 - Obbligo di assistenza
L’assistENza a nave o ad aeromobile in mare o in acque interne, i quali siano in pericolo di perdersi, è obbligatoria, in quanto possibile senza grave rischio della nave soccorritrice, del suo equipaggio e dei suoi passeggeri, oltre che nel caso previsto nell’articolo 485, quando a bordo della nave o dell’aeromobile siano in pericolo persone.
Il comandante di nave, in corso di viaggio o pronta a partire, che abbia notizia del pericolo corso da una nave o da un aeromobile, è tenuto nelle circostanze e nei limiti predetti ad accorrere per prestare assistenza, quando possa ragionevolmente prevedere un utile risultato, a meno che sia a conoscenza che l’assistenza è portata da altri in condizioni più idonee o simili a quelle in cui egli stesso potrebbe portarla.
Art. 490 - Obbligo di salvataggio
Quando la nave o l’aeromobile in pericolo sono del tutto incapaci, rispettivamente, di manovrare e di riprendere il volo, il comandante della nave soccorritrice è tenuto, nelle circostanZe e nei limiti indicati dall’articOlo precedente, a tentarne il salvataggio, ovvero, se ciò non sia possibile, a tentare il salvataggio delle persone che si trovano a bordo.
È del pari obbligatorio, negli stessi limiti, il tentativo di salvare persone che siano in mare o in acque interne in pericolo di perdersi.
Art. 489 - Obbligo di assistenza
L’assistENza a nave o ad aeromobile in mare o in acque interne, i quali siano in pericolo di perdersi, è obbligatoria, in quanto possibile senza grave rischio della nave soccorritrice, del suo equipaggio e dei suoi passeggeri, oltre che nel caso previsto nell’articolo 485, quando a bordo della nave o dell’aeromobile siano in pericolo persone.
Il comandante di nave, in corso di viaggio o pronta a partire, che abbia notizia del pericolo corso da una nave o da un aeromobile, è tenuto nelle circostanze e nei limiti predetti ad accorrere per prestare assistenza, quando possa ragionevolmente prevedere un utile risultato, a meno che sia a conoscenza che l’assistenza è portata da altri in condizioni più idonee o simili a quelle in cui egli stesso potrebbe portarla.
Art. 490 - Obbligo di salvataggio
Quando la nave o l’aeromobile in pericolo sono del tutto incapaci, rispettivamente, di manovrare e di riprendere il volo, il comandante della nave soccorritrice è tenuto, nelle circostanZe e nei limiti indicati dall’articOlo precedente, a tentarne il salvataggio, ovvero, se ciò non sia possibile, a tentare il salvataggio delle persone che si trovano a bordo.
È del pari obbligatorio, negli stessi limiti, il tentativo di salvare persone che siano in mare o in acque interne in pericolo di perdersi.