E adesso? Questa la domanda che, passata la sbornia elettorale e lo stupore o la soddisfazione - in base al punto di vista - per la disfatta del Pd, ma soprattutto di Matteo Renzi che ancora non ha deciso di abbandonare lo zoccolo elettorale di quel partito, ora tutti si pongono.

È possibile formare un nuovo governo e far partire la legislatura? Ma più correttamente si dovrebbe dire è possibile far partire la legislatura? Infatti, formare un governo non sarebbe certo un problema, visto che uno dei vincitori lo ha già presentato e l'altro non avrebbe comunque difficoltà a farlo. Ma andiamo per ordine.

Per onestà, va riconosciuto che questa assurda e truffaldina legge elettorale qualcosa di positivo, spesso accade così, è riuscito ad ottenerlo. In Parlamento, a meno di stravolgimenti futuri, non ci saranno molti gruppi parlamentari.

Questa è la nuova composizione.

Il centrodestra ha alla Camera 260 seggi distribuiti, nell'ordine, tra Lega, Forza Italia e Fratelli d'Italia. Il Movimento 5 Stelle ne ha 221. Il Partito Democratico 112, compresi 2 seggi all'SVP. Liberi e Uguali, 14.

Lo stesso quadro si presenta al Senato, con il centrodestra che ha ottenuto complessivamente 135 seggi tra Lega, Forza Italia e Fratelli d'Italia. Il Movimento 5 Stelle ne ha 112. Il Partito Democratico 57, compreso 1 seggio all'SVP. Liberi e Uguali, 4.

Pertanto, per ognuna delle camere il numero di parlamentari, considerando un eventuale gruppo misto e a meno di future sorprese, dovrebbe essere compreso al massimo tra i 6-7 gruppi. Un elemento di chiarezza non certo negativo.

Il problema però riguarda le alleanze. Considerando vincitori e sconfitti, a governare l'Italia sono candidati il Movimento 5 Stelle oppure il centrodestra. Il problema è, appunto, stabilire come, considerando che la legislatura può partire solo con un voto del Parlamento che dia l'ok al programma di governo.

Il centrodestra può trovare alleanze tra i tre gruppi parlamentari a cui si può rivolgere? In tutti i casi i programmi sembrano distanti e convergenze non se ne vedono, a parte un supposto antieuropeismo che dovrebbe unire Lega e 5 Stelle. Ma anche in questo caso non sembra che la sua messa in pratica preveda, tra i due gruppi, le stesse strategie, visto che la Lega non pare voglia rinunciare ad abbandonare l'euro o ad affiancarlo ad un'altra valuta che ne limiti il peso.

Inoltre, nel centrodestra, a parte le dichiarazioni di facciata, pesa la sconfitta di Forza Italia. Berlusconi non pensa di essere secondo a nessuno... figuriamoci se può pensare di esserlo nei confronti di Salvini. Quindi ecco che ieri ha diffuso un video in cui ha dichiarato che sarà comunque lui ad essere il "regista" del centrodestra.


Il Movimento 5 Stelle potrà invece trovare una sponda a sinistra? Sulla base dei sondaggi delle ultime ore e delle analisi dei flussi elettorali, tra 5 Stelle e sinistra ci sono molte analogie ed un accordo post voto tra i due partiti non sarebbe certo mal visto da molti elettori. Ma non sono gli elettori a fare le alleanze, bensì gli eletti che prendono le proprie decisioni utilizzando parametri ben diversi da ciò che sia utile o meno per la comunità.

Così in base alle dichiarazioni di alcuni esponenti non certo di secondo piano, Pd e LeU hanno negato qualsiasi possibilità di accordo con i 5 Stelle. A meno che non pensino che per loro sia invece più sensato governare con il centrodestra, la loro decisione per questa legislatura è di stare all'opposizione... comunque.

Una decisione senz'altro curiosa, visto che la legge elettorale di cui il Pd è stato il principale artefice non poteva non far pensare che, alla fine del gioco, chi avesse vinto avrebbe dovuto poi fare degli accordi per governare. Evidentemente, nei piani del Pd, l'unico possibile era quello con Berlusconi ed il suo partito. Adesso, però, non ci sono i voti per realizzarlo, a meno di includere anche Salvini.

La linea dell'opposizione è stata comunque ribadita dal dimissionario Matteo Renzi e dalla new entry Calenda che, dopo aver preso la tessera del partito, senza neppure esserne un dirigente sembra già dettarne la linea come se fosse lui il nuovo segretario... tanto per far capire le difficoltà in cui si trovi adesso il Pd. Ma c'è pure Emiliano che, invece, con i 5 Stelle vuole parlare e, addirittura, allearsi! Impossibile capire come andrà a finire.

Nel frattempo, il capo politico dei 5 Stelle e candidato premier, Luigi Di Maio, sembra diventato un padre costituente e lancia a tutti messaggi in stile baci perugina:

«Sento tutta la responsabilità di fronte a questa apertura di credito da parte dei cittadini e non intendo sottrarmi agli oneri che ne derivano. Ho detto in ogni città dove sono stato in campagna elettorale che il governo per noi si sarebbe potuto fare in base a convergenze sui temi ed è la linea che intendo portare avanti in totale trasparenza di fronte ai cittadini e al capo dello Stato. Tutte le forze politiche devono manifestare responsabilità in tal senso. Non è possibile che ora inizino teatrini, che si avviino giochi di palazzo e strategie alla House of Cards. Adesso è il momento di fare le cose che aspettiamo da 30 anni e lo si può fare solo cambiando metodo. La politica deve smetterla di essere arrogante e deve iniziare ad essere umile. Tre sono gli ingredienti che suggeriamo in base alla nostra esperienza: 1) partecipazione, 2) ascolto, 3) trasparenza.»

E finisce pure per citare De Gasperi - politica vuol dire realizzare - anche per non smentire coloro che dicono che adesso sia diventato un vero democristiano.

Vedremo nei prossimi giorni se le dichiarazioni attuali dei vari partiti siano solo di posizionamento per ottenere più vantaggi possibili in fase di trattativa oppure se si arriverà ad un nulla di fatto che, come conseguenza, non avrebbe che quella di ritornare alle urne... anche se non si sa con quale legge elettorale, ma con il rischio fondato di ripetere l'attuale situazione.