Con piacere, pubblichiamo questa lettera, inviataci da un lavoratore dei Vigili del Fuoco. Bisogna cambiare le procedure, prima che sia troppo tardi. Sosterremo sempre e comunque le tesi del lavoratore, che ringraziamo per il suo racconto.                                                                     

Fernando Cordella Presidente del Sindacato ANPPE Vigili del Fuoco.

Questo scritto ha lo scopo di portare a conoscenza di tutti l’assurda situazione nella quale si trovano da sempre i componenti del Corpo Nazionale dei Vigili del Fuoco per quanto concerne la gestione della loro situazione sanitaria.Prima di tutto volevo evidenziare alcuni punti:

  • I Vigili del Fuoco non hanno l’INAIL (Istituto Nazionale Assicurazione Infortuni sul Lavoro). Forse non sono dei lavoratori anche loro? Oppure, essendo troppo a rischio, conviene non assicurarli?
  • Dal 1961 il CNVVF è un’organizzazione civile dello Stato alle dipendenze del Ministero degli Interni e quindi i suoi componenti sono dei lavoratori civili  alla pari di un professore, di un impiegato della tesoreria ecc. 
  • I Comandi Provinciali hanno un loro medico competente. Se possiamo dire “doppio medico”: una volta perché laureato, riconosciuto dal Ministero della Sanità, l’altra perché vincitore di concorso per il Ministero degli Interni.
  • I Vigili del Fuoco sono sottoposti alle periodiche visite mediche per quanto riguarda la legge sulla sicurezza sul lavoro, presso gli ambulatori delle Ferrovie dello Stato.
  • Per una legge del 1926 e per un regolamento approvato con REGIO DECRETO del 1928 i componenti del Corpo Nazionale dei Vigili del Fuoco ( organo civile dello Stato ) dopo 90 giorni di malattia continuativa anche se infortunio, oppure 60 giorni di convalescenza continuativa, “ritornano ad essere soldati” e passano sotto le dipendenze delle C.M.O. (Commissioni Medico Ospedaliere).

Inoltre volevo puntualizzare che le C.M.O. militari spesso non sono nella città del Comando dei Vigili del Fuoco, quindi lascio al lettore valutare i costi, tasse dei contribuenti, per gli  spostamenti, anche interregionali del personale.Per capire meglio l’assurda situazione che intercorre tra il CNVVF e le CMO militari, racconto un fatto recente.Ad un Vigile del Fuoco coordinatore con venticinque anni di servizio, nei quali è stato assente per malattia non più di una ventina di giorni, all’inizio del 2020 viene diagnosticata un'occlusione, non invalidante,  ad un organo.Nei primi giorni di aprile viene ricoverato ed operato  facendo un paio di settimane di degenza.L’operazione è riuscita perfettamente, tant’è che per  la chirurgia, dopo una trentina di giorni di convalescenza, poteva riprendere le normali funzioni lavorative.Nonostante l’operazione fosse riuscita perfettamente, per precauzione, il vigile doveva sottoporsi a otto cicli di chemioterapia, uno ogni tre settimane circa.Terapia che, per la stessa oncologia, una volta conclusasi non precludeva il rientro sul posto di lavoro, cosa confermata anche dal suo medico di base e da due medici legali da lui consultati.Terminati gli otto cicli di terapia il lavoratore informava il proprio ufficio del personale di poter avviare le pratiche per il rientro in servizio.Passati una trentina di giorni si aspettava di essere inviato presso la CMO militare di competenza, distante all’incirca 250 km e che una volta alla settimana si riunisce per i vigili del fuoco. Veniva invece informato che avrebbe dovuto sostenere una visita col medico preposto del Comando Provinciale VVF.Fatta la visita medica e controllata tutta la documentazione del caso, il medico competente del Comando dava la piena operatività al vigile. Che rientrava quindi in servizio col primo turno utile ai primi di dicembre 2020.Dopo un mese di lavoro, sempre operativo sui mezzi di soccorso della sua città, veniva informato che, la CMO di competenza, vista la documentazione inviatale, decideva di fermare il vigile per altri tre mesi, fino ad una loro visita, con la seguente motivazione:NESSUNA.Infatti sulla documentazione trasmessa dalla competente CMO non c’era menzionata nessuna motivazione per lo stop, nonostante SEI PARERI POSITIVI AL RIENTRO IN SERVIZIO.Da notare che da tale data sarebbe partito il conteggio per una futura possibile decurtazione dello stipendio. Inoltre, nel periodo di assenza il lavoratore perde: indennità di turno, indennità operativa, notturni, festivi e i servizi di vigilanza presso i locali di pubblico spettacolo. Circa duecento euro mensili.Passato il periodo in questione un lunedì veniva informato che la CMO aveva fissato l’appuntamento per la visita il mercoledì della stessa settimana. Due giorni di preavviso nonostante le normativi indichino cinque. Il vigile però aveva già degli impegni famigliari  improrogabili e quindi ha dovuto rinunciare a tale visita richiedendo, tramite il proprio ufficio del personale, un'altra data utile. Ad oggi,  a SETTE MESI DALL’INUTILE STOP al lavoro da parte della competente CMO e a circa 90 GIORNI dalla richiesta del lavoratore per un altro appuntamento non si ha nessuna notizia da parte della Commissione Medico Ospedaliera di competenza.Visto che parliamo di lavoratori civili dello Stato Italiano, non sarebbe il caso di snellire la burocrazia e far risparmiare soldi ai contribuenti avvalendosi totalmente di medici dei vari Comandi Provinciali e affidandosi ai giudizi delle varie Aziende Sanitarie Regionali?Nella speranza che queste righe portino finalmente ad una conclusione di queste problematiche porgo distinti saluti.