Esteri

Gaza, 11 luglio: proseguono i colloqui per il cessate il fuoco e il genocidio nella Striscia (con il supporto degli Stati Uniti)

Secondo il Washington Post esisterebbe un accordo sullo scambio di prigionieri e adesso le delegazioni riunite fino a ieri a Doha dovranno discutere su come attuarlo.

A Gaza dovrebbe entrare in vigore un cessate il fuoco di 6 settimane, durante il quale Hamas rilascerà 33 detenuti israeliani, tra cui tutte le donne, gli uomini di età superiore ai 50 anni e tutti i feriti. In cambio, Israele libererà centinaia di prigionieri dalle proprie carceri, mentre l'IDF si ritirerà dalle aree densamente popolate, Unitariamente, sarà ripristinato il funzionamento degli ospedali e sarà consentito un regolare afflusso degli aiuti umanitari.

Hamas avrebbe rinunciato alla richiesta di ottenere un accordo scritto sulla cessazione definitiva della guerra, accettando l'approccio USA-ONU, secondo il quale se i negoziati sulla continuazione del cessate il fuoco nella prima fase dell'accordo dureranno più di 6 settimane, il cessate il fuoco continuerebbe, fintantoché il dialogo dovesse proseguire.

Israele e Hamas hanno concordato di formare un "governo ad interim", durante la seconda fase, senza che nessuna delle due parti abbia il controllo della Striscia, al cui interno inizierebbe ad operare una forza di sicurezza addestrata dagli Stati Uniti e sostenuta dai Paesi arabi, che comprenderà anche 2.500 persone di Gaza che sostengono l’Autorità Palestinese (con l’approvazione di Israele).

Anche se, a grandi linee, la struttura dell'accordo sarebbe stata trovata, siamo ancora lontani da una sua attuazione. Inoltre, c'è da vedere se Netanyahu potrà mai accettare un cessate il fuoco dove dietro l'angolo farebbe capolino il rischio che il suo governo possa disgregarsi.

Intanto, però, si sta disgregando il Paese.

Dall'inizio della guerra, infatti, in Israele hanno chiuso 46mila aziende, un numero che dovrebbe crescere, arrivando a 60mila entro fine anno.
si prevede che il loro numero salirà a 60.000 entro la fine di quest'anno, secondo il quotidiano Maariv. I settori più colpiti sono stati l'edilizia, la ceramica, l'aria condizionata, l'alluminio e i materiali da costruzione. Nel commercio, il settore più colpito è stato il turismo, con l'ingresso di visitatori stranieri oramai inesistente.

In compenso, Israele continua a trattenere le entrate fiscali che raccoglie nei Territori Occupati, rifiutandosi di accreditarle all'Autorità palestinese.


Nel frattempo, a Gaza prosegue la carneficina di civili ad opera dell'esercito dello Stato ebraico, autodefinitosi il più morale al mondo, che nelle ultime 24 ore ha compiuto altri due massacri uccidendo 50 persone e ferendone 54, con il bilancio delle vittime palestinesi che, dal 7 ottobre, è salito a 38.345 morti e 88.295 feriti... a cui si devono aggiungere oltre 10mila dispersi.

Il confusissimo presidente degli Stati Uniti, Joe Biden, ormai sopraffatto dalle conseguenze dell'età che gli hanno completamente annebbiato il cervello oltre ad impedirgli la possibilità di muoversi se non grottescamente come una specie di automa, ha dato il via libera alla fornitura di bombe da più di 200 Kg, che in precedenza aveva bloccato.

Dall'inizio della guerra a Gaza - secondo quanto riportato di recente dalla Reuters - l'amministrazione Biden ha inviato a Israele almeno 14.000 bombe da oltre 900 Kg., 6.500 bombe da oltre 200 Kg, 3.000 missili aria-terra Hellfire, 1.000 bombe bunker-buster, 2.600 bombe di piccolo taglio e altre munizioni. In pratica l'amministrazione Biden si è resa complice del genocidio perpetrato dallo Stato ebraico ai danni del popolo palestinese.

Autore Giuseppe Ballerini
Categoria Esteri
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