Esteri

Blinken è a Tel Aviv per assicurarsi che Netanyahu non butti (di nuovo) all'aria l'accordo sul cessate il fuoco a Gaza

"Il team incaricato delle negoziazioni sugli ostaggi ha aggiornato oggi il Primo Ministro sullo stato dei colloqui svoltisi a Doha. Il team ha espresso al Primo Ministro un cauto ottimismo circa la possibilità di progressi nell'accordo, in conformità con la proposta americana aggiornata (basata sul quadro del 27 maggio), compresi i componenti accettabili per Israele. Si spera che la forte pressione esercitata su Hamas dagli Stati Uniti e dai mediatori possa allentare la sua opposizione alla proposta americana e portare a una svolta nei colloqui".

Questo è quanto ha comunicato l'ufficio del premier Netanyahu a commento della riunione che si è conclusa venerdì a Doha. E tanta deve essere la pressione che gli Stati Uniti devono esercitare su Hamas che il segretario di Stato Usa, Blinken, si è precipitato a Tel Aviv.

La posizione di Hamas è semplice, come ha dichiarato ad Al Jazeera uno dei suoi portavoce, Osama Hamdan, accusando Netanyahu di essere il principale ostacolo a un cessate il fuoco e a un accordo di scambio per i prigionieri israeliani a Gaza e i prigionieri palestinesi in Israele.

"Fin dal primo giorno, abbiamo detto che non avremmo accettato un accordo temporaneo, è stato fatto nel novembre 2023, e gli israeliani lo hanno minato", ha detto Hamdan. "Quindi vogliamo un accordo completo... che includa un cessate il fuoco e un ritiro israeliano da tutte le parti di Gaza", ha affermato.

In sostanza, quanto richiesto non è, né più né meno, ciò che promette il piano presentato da Biden nel maggio scorso.  

Questa, invece, sarebbe l'ultima versione del piano che è stata concordato a Doha negli scorsi giorni:

  • l'IDF manterrebbe una presenza ridotta lungo il corridoio di Filadelfia (il confine tra gAza e Egitto), ma non si ritirerebbe, come indicato in precedenza;
  • l'Autorità Nazionale Palestinese tornerebbe a gestire il valico di frontiera di Rafah tra la Striscia e l'Egitto sotto una non meglio specificata supervisione israeliana;
  • Israele controllerebbe il rientro degli sfollati alle loro case nel nord di Gaza attraverso il corridoio di Netzarim. Non vengono però forniti dettagli su come verrà condotto il controllo. Nella bozza di accordo iniziale l'IDF avrebbe dovuto ritirarsi dall'area di Netzarim già nella prima fase dell'accordo;
  • un numero di prigionieri di  palestinesi liberati in cambio del rilascio dei prigionieri israeliani verrebbe rilasciato all'estero;
  • Israele avrebbe il diritto di porre il veto su almeno 100 nomi di prigionieri palestinesi la cui liberazione è richiesta da Hamas;
  • non vi sarebbe il ritiro di Israele dalla Striscia;
  • la tregua permanente scatterebbe nella seconda fase del cessate il fuoco, con l'IDF che sarebbe autorizzata a riprendere le operazioni militari all'interno della Striscia nel caso le condizioni dell'accordo venissero violate;
  • nella seconda fase, sulla base dell'esito della prima, verranno discussi anche i negoziati sulla ricostruzione di Gaza e sulla revoca del blocco.

Il viaggio di Blinken in Israele la dice lunga su quanto l'amministrazione Biden ponga fiducia sulla volontà del governo Netanyahu di porre fine al genocidio in atto, congruente, tra l'altro, con la volontà dello Stato ebraico di rubare il resto del territorio palestinese agli arabi e di scacciarne gli ultimi resistenti, visto il supporto in tal senso ricevuto finora dall'occidente, complice di tali misfatti.

Per Biden e la Harris c'è poi il problema che l'accordo ancora in bilico per il cessate il fuoco a Gaza coincide con la convention dem che si terrà nei prossimi giorni a Chicago e nel corso della quale sono già state annunciate due manifestazioni a sostegno dei palestinesi. Il consenso degli arabi e dei musulmani alla Harris dipende da Gaza. Finora la candidata dem non ha detto e fatto nulla di diverso da Biden... e questo è per lei un problema in una fetta di elettorato che non è così marginale a livello nazionale e che può essere determinante per aggiudicarsi lo Stato del Michigan, uno degli "swing States" delle presidenziali 2024.

Per questo Blinken nelle prossime ore incontrerà Netanyahu e alcuni dei suoi ministri.

Autore Ugo Longhi
Categoria Esteri
ha ricevuto 415 voti
Commenta Inserisci Notizia